mercoledì 5 agosto 2009

05/06/2009 Vega de Valcarce - Samos

Il risveglio avviene alle ore 05.30, i pellegrini iniziano a prepararsi, noi aspettiamo a letto, stamane c'è O' Cebreiro la tanto temuta montagna più alta del cammino, 1500 metri circa. Nonostante mi sia presa l'impegno di mettere la sveglia e far alzare tutti dell'armata “brancaleone”, resto sul mio letto a castello ad aspettare ancora un po'; Luca ieri sera si è preso l'impegno di attivare l'asciugatrice alle ore 23.30 e non mi sembra carino essere tanto fiscale con chi ha dormito meno di noi. Alla fine alle ore 06.30 le luci della camerata si accendono inevitabilmente e tutti siamo a preparare le poche cose da sistemare per poter partire per il percorso di oggi.
Stanotte la pioggia è stata abbondante e continua e la nostra partenza è sotto un cielo nuvoloso che non promette niente di buono, anche se fino a questo momento il tempo sta tenendo..
All'inizio partiamo tutti insieme poi inevitabilmente ci separiamo chi per un motivo chi per un altro, ma come ribadito più volte ognuno fa il suo cammino con i propri acciacchi di giornata vecchi o nuovi che siano.
Ci ritroviamo tutti a Laguna dove finalmente riusciamo a fare colazione, quando partiamo ci separiamo nuovamente ed incomincia a piovere insistentemente ed abbondantemente …. ho paura che oggi per raggiungere O' Cebreiro avremo tutti il battesimo dell'acqua!
Mi ritrovo in compagnia di Andrea gli altri sono poco più indietro, attraversiamo boschi e vallate bellissime e quando smette di piovere sovente capita d'intravedere qualche pellegrino a meditare ed a scrivere su di un blocco di carta le proprie sensazioni, un po' come facciamo noi a fine giornata quando ci ritroviamo la sera negli albergue.
Incomincia nuovamente a piovere, così dopo esserci asciugati con un tenue sole ci ribagniamo nuovamente, ahimè, come rimpiango i miei scarponi lasciati a casa....!!!
Raggiungiamo O' Cebreiro e ci ricongiungiamo tutti nuovamente, Luca butta via le scarpe che secondo lui sono responsabili della sua tendinite, con un urlo liberatorio, fatto le foto di gruppo ricomincia a piovere e ci incamminiamo, inesorabilmente, ci separiamo nuovamente. Come è capitato spesso in questo cammino a volte è successo di trovarsi su una diramazione che indicava sia la destra che la sinistra come percorso, un po' come capita a volte nella propria vita, c'è ad un certo punto che devi scegliere una strada o un'altra... solo che qui è più semplice, o almeno , mi sembra così. Sono in compagnia sempre di Andrea e scegliamo di andare in una direzione che sarà l'opposto di quella che sceglieranno gli altri dell'armata brancaleone, così, ci stacchiamo del tutto...
Le vallate continuano verdi per sentieri tipici della Galizia, la bellezza è impareggiabile, così veniamo raggiunti e superati da un pellegrino che lì lì ci scatena un'ilarità poco rispettosa in quanto notiamo che quando lo raggiungiamo, inevitabilmente con tanto di zaino sulle spalle, inizia a correre e tutto questo va avanti per un bel po', finché Roger ( Ruggero di nazionalità francese ), si affianca a noi e si presenta, si inizia a comunicare un po' in francese, un po' in italiano e ci racconta che da poco è andato in pensione, che ha 59 anni è un ex dipendente di banca ed è partito da casa sua a piedi ( dalla Francia ) avendo già fatto 1500 km e non è ancora arrivato a Santiago !!! E' una persona esaltante, piena di vita che fa il cammino correndo, quasi mi vergogno ad aver provato una vena sarcastica nei suoi confronti, prima che ci affiancasse, è una lezione anche questa, le apparenze ingannano enormemente, cosa non riserva questo cammino. Roger si congeda da noi schezando sul fatto che dopo due mesi via da casa chissà se la moglie lo rivorrà ancora e via con la sua mantella a correre sotto la pioggia che intanto ha ripreso a farci compagnia.
Io ed Andrea proseguiamo e rincontriamo Roger a Tricastela, si ferma all' albergue e ci saluta nuovamente, ricambiamo e andiamo avanti sotto un'incessante pioggia, forse a Laguna il cartello che dava le indicazioni l'ho interpretato male.... cerchiamo di contattare gli altri dell'armata brancaleone, ma niente da fare il segnale è inesistente e piove a dirotto, siamo inzuppati fradici e l'alternativa è quella di andare in direzione di Samos a 9,5 km da Tricastela, ma ecco, ad un certo punto un'altra doppia diramazione, prendiamo in direzione di Samos verso la statale non scegliamo il sentiero dei boschi perché sono le ore 16.00 ed abbiamo quasi altre due ore di strada, il timore e che gli albergue siano pieni. La speranza è che scegliendo il percorso che affianca la statale sia più breve, ma intanto Samos non arriva mai, siamo stanchi, inzuppati dalla pioggia ed abbiamo anche fame...Piove così forte e così incessantemente che spesso mi dico quale colpa stiamo espiando o dobbiamo espiare oggi, siamo veramente messi a dura prova ed anche Andrea dà segni di cedimento. Come se non bastasse sbagliamo anche strada e nel frattempo non abbiamo più notizie di Luca e di tutti gli altri, secondo me si sono fermati a Tricastela ed infatti così sarà.
Finalmente alle ore 18.15 arriviamo stanchi, senza più energie e completamente inzuppati al convento dei frati di Samos ci accolgono con molta comprensione e gentilezza e la nostra fortuna è stata che qui non sono ammessi ciclisti e questo fa si che, nonostante l'orario troviamo ancora posto.
Devo dire che siamo in uno stato che facciamo veramente compassione per come siamo inzuppati.
Ci sistemiamo e i miei piedi sono talmente fradici che le mie vesciche sono completamente “spugnate”, talmente saltate che non fanno più male, la pelle tutta saltata, poco importa sperando che a Dio piacendo riesca a raggiungere ugualmente Santiago.
Intanto non ha ancora smesso di piovere, ho fame ed io ed Andrea andiamo a mangiare il solito menù del dia, dopo aver assecondato lo stomaco, via al meritato riposo e fortuna che al convento dove dormiamo ci sono le coperte di lana perché tra l'altro fa anche tanto freddo...........

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