domenica 9 agosto 2009

09/06/2009 Alto S. Irene – Santiago de Compostela

Oggi la partenza da Alto S. Irene per Santiago è avvenuta alle ore 07.00, a due km mi sono fermata a fare colazione ho sostato un po', non ho fretta...oggi sarò a Santiago ….tutto sta per volgere al termine e concludersi, è un peccato avrei voluto durasse un po' di più, ma possibilità non ce ne sono il tempo scorre inesorabile e la vita deve fare il suo corso, è da sempre che funziona così.
Il percorso per i boschi è snodato lungo un intrecciarsi di alti alberi di eucalipto e dire che assieme agli agli ragazzi nei giorni scorsi li abbiamo cercati tanto non ricordando come fossero e staccato di ogni arbusto le foglie per sentirne il profumo ed ora ho davanti a me immense distese di alberi altissimi di eucalipto mi viene da sorridere, chissà la sensazione che proveranno Andrea, Luca, Margherita quando si troveranno ad avere le stesse immagini che vedo io adesso... Scatto qualche foto intorno a me ho gruppi di persone straniere che sembrano felici , entusiasti si respira una strana aria di festa, anche la pioggia oggi ci dà un po' di tregua. Cammino lentamente arrivata a dieci chilometri da Santiago mi fermo ad osservare gli aerei della Ryanair atterrare all'aeroporto di Lavacolle e da dove mi sono fermata si osserva anche l'autostrada con le indicazioni dell'aeroporto, immagino tante cose e sogno ad occhi aperti, immagino a quando sarò a casa ….ai ricordi di questo viaggio, ai mille volti incontrati e che probabilmente non rivedrò.....
Arrivata nei pressi di una casa rurale dove è possibile fare colazione, mi fermo per un'altra sosta ed aspetto ” l'armata Brancaleone ” che nel frattempo si sta avvicinando, arriva una comitiva spagnola ed una signora così felice e solare che è contagiosa la sua gioia, invita tutti i pellegrini che stavano passando lì per il bar, compresa me, a fermarsi per fare una foto di gruppo, sembra come se ci si conoscesse da tanto sono l'unica italiana e dopo lo scatto fotografico non resta che aspettare al bar davanti ad un ennesimo caffè con leche ed augurare alla festosa signora un Buen Camino, naturalmente, ricambiato. Sosto una quarantina di minuti e finalmente arrivano i ragazzi lombardi, ci salutiamo festosamente e ripartiamo alla volta di Santiago.
Arriviamo come prima tappa al Monte Gozo e ci fermiamo chi a mangiare un gelato, chi un bocadillo, io a scattare un po' di foto, la gente è tanta e sembra che anche noi abbiamo smarrito l'aria da pellegrini … man mano che si va verso Santiago è come se la realtà cittadina ci abbia un po' disorientato e mancano solo sei chilometri alla meta dal Monte Gozo....
Arrivati a Santiago mi sembra come se ognuno di noi venisse inghiottito nei propri pensieri, come se già la realtà del distacco stesse prendendo forma.
Andiamo in cattedrale ci sono tanti pellegrini, sono così disorientata che non mi riesce di vedere niente, nemmeno la tomba dell'apostolo, ma ci riproverò domani di tempo ne avrò e come se non bastasse incomincia nuovamente a piovere, almeno oggi riusciamo a bagnarci giusto il tempo di andare a trovare un posto per dormire. Andiamo a ritirare la famosa Compostela, vado all'ufficio informazioni per vedere come fare per rientrare in Italia, ma è un buco nell'acqua, mentre i ragazzi hanno già fissato la partenza in aereo dall'inizio del cammino, io sono andata un po' alla cieca non sapendo in quanto tempo sarei riuscita a terminare il cammino. Margherita mi aiuterà domani a trovare un volo per il ritorno, faremo tutto tramite internet....
Andrea è l'unico del gruppo che non ha voluto ritirare la Compostela, mi dice che non ne ha bisogno che lui la Compostela ce l'ha nel cuore, è un ragazzo eccezionale forte e generoso, un vero ragazzo di montagna attaccato alle sue origini ed alla sua terra, ma anche tanto fragile come tanti di noi.
Troviamo una sistemazione in un' Habitaciones io ed Andrea e gli altri ragazzi in un altro hotel, da noi non c'erano più posti liberi, qui a Santiago è tutto pieno.
Domani i ragazzi sosteranno a Santiago in attesa del volo che li riporterà tutti a Milano, io resterò in città ancora qualche giorno, resterò nuovamente da sola perché alla fine il senso dell'inizio del mio viaggio era questo, la solitudine di comprendere ciò che non avevo la forza d'intravedere o accettare senza la presunzione dell'illusione, senza la presunzione di voler per forza dare un' opportunità ad un passato che deve rimanere tale, alla fine inconsistente.... so di essere stata coraggiosa con me stessa e quando è il momento sono capace di mettere a soqquadro la mia vita, ma stavolta era indispensabile, non ci saranno finalmente più scheletri in nessun armadio... L'incanto è finito, ciao Squili stammi bene e Buen Camino anche a te, anche se non sei mai partita....
Un grazie per la pazienza a tutti quanti hanno condiviso con me quest'esperienza, speriamo di ripeterla quanto prima con stimoli diversi e sensazioni ugualmente forti. Il cammino continua per ognuno di noi, tutti continuiamo a ripeterlo a modo nostro nel nostro piccolo, i pensieri vanno a tutte le persone incontrate, ai loro volti, alla loro ricerca interiore e non. Non dimenticherò mai i loro sguardi le loro onde emotive, anche chi russava... quando eravamo lì lì per dormire.
Il cammino ti rimane dentro inesorabile. Fine del viaggio. Ultreya...................................


Lina Esposito

giovedì 6 agosto 2009

08/06/2009 Mato Casanova – Alto S. Irene

Il cammino sta per concludersi ed io partita da Città di Castello (Pg), all'oscuro di tutto ed ignara di quello che potevo incontrare delle sensazioni che avrei potuto avvertire, sono partita ugualmente da sola con tutte le mie incertezze, le mie paure e stamattina mi ritrovo a partire da Mato Casanova affrontando la solitudine dei boschi e la mia solitudine... e piove anche oggi.
Cammino fra i saliscendi dei boschi galiziani e sembra che si sia scatenato il diluvio universale, i sentieri sono dei fiumiciattoli in piena, fermarsi non si può, non c'è alcun punto in cui ci si possa riparare, non mi và di andare a fermarmi sotto gli alberi, ma in alcuni momenti lo farò, il resto del percorso è bellissimo da attraversare, la pioggia è tanta, raggiungo la scolaresca che ieri sera nell' albergue ha rumorosamente giocato , sono divisi a gruppi e mi colpisce la loro serietà, come se avessero indossato una seconda pelle, quella di dover essere adulti... peccato li preferivo giocosi come li ho sentiti ieri sera, ma il cammino merita rispetto, un ragazzo, noto che ha la scarpa destra incollata con del nastro adesivo, ho visto più di un pellegrino in quelle condizioni e spesso lungo il percorso qualcuno ha lasciato anche gli scarponi ormai completamente sfatti... si ha sempre un ricambio con sé, a volte i sandali da trekking o da doccia.
Penso al fatto che non ho mai preso tanta acqua in vita mia, nemmeno quando correvo in bici. I boschi iniziano a diventare sempre più dei fiumi in piena, le pozzanghere sono ovunque, le scarpe sono così inzuppate e fradice che non noto più se passo tra le pozze o sull'asciutto, di asciutto intorno a me non c'è niente e mi domando dove sono gli altri pellegrini, spariti tutti, ero partita da sola ed adesso ho le sensazioni del mio viaggio, le consapevolezze di ciò che è.
Sono partita alle ore 06.30 sono ore che cammino sotto l'acqua e non dà segni di smettere, anzi, la pioggia è sempre più violenta e c'è anche il vento a farmi compagnia...
Riesco con qualche difficoltà a mandare un sms ad Andrea per sapere dove sono arrivati, sono poco più indietro a quattro km per oggi non riusciremo a rincontrarci, continuo verso Alto S. Irene, sono circa dieci ore che cammino e non ho incontrato nessuno, ad esclusione di due francesi ed uno spagnolo nel bosco ad aspettare che il diluvio si placasse... non ho visto anima viva ed immagino a come sarebbe stato l'affrontare il cammino d'inverno, sicuramente molto duro e con tanto freddo, è freddo adesso che siamo nel mese di giugno...
Dopo aver fatto un'altra ora di strada per i paesotti disabitati? Ecco che dietro di me sbuca un ragazzo biondissimo e giovanissimo, avrà diciott'anni, lo saluto ed in inglese gli dico, che finalmente è l'unico pellegrino incontrato per quei luoghi, mi risponde che non è solo, con lui c'è la sua ragazza, anch'essa giovanissima, facciamo la strada assieme sotto una pioggia incessante e violenta, siamo stremati, oggi sono veramente stata messa a dura prova...... e come se non bastasse ad un sottopasso prima di arrivare all'albergue sprofondo con il piede in una buca piena di fango e acqua, ho la melma che supera la caviglia....arriviamo al primo albergue privato e notiamo sotto l'acqua una signora brasiliana che fradicia come noi, ci dice che non c'è nessuno a cui chiedere posto, ma il motivo di tutta quell'assenza è dato dal fatto che sulla porta dell'albergue c'è il cartello con la scritta “full” e speriamo di trovare posto in quello municipal altrimenti dovremo continuare per altri due km sino a Pedruzo Arca e dopo 38 km con le condizioni meteo subìte proprio non ne ho più. Arriviamo all'albergue munipal io ed i due fidanzatini, qui troviamo posto, mando un altro sms per dire ad Andrea che qui ci sarebbe posto anche per loro, più tardi mi farà sapere che si sono fermati a quattro km, ci rivediamo domani per andare insieme tutti verso Santiago.
L'hospitalera ci sistema a me, a Tonhia ed Helia in una camera con solo tre letti a castello, i riscaldamenti sono accesi e le scarpe dopo averle lavate, le sistemiamo al caldo nella speranza che domani siano asciutte e per fortuna ci sono anche le coperte di lana, nel frattempo arriva anche la signora brasiliana parla solo portoghese, fuori ancora piove e stasera se voglio mangiare qualcosa devo farmi un km di strada ritornando indietro prendendo la statale, o l' alternativa sarebbe farne tre di km andando verso ovest, cioè verso Santiago, dopo undici ore di cammino opto che se voglio mangiare andrò indietro per un km, ma come faccio per partire piove violentemente di nuovo, ho capito stasera dovrò finire il bocadillo di ieri sera che ho conservato per le emergenze ...ho fatto bene.. mi reco in cucina e mi ritrovo i due fidanzatini, mi colpisce l'organizzazione del ragazzo e la sua premura verso la sua fidanzata, è molto dolce e premuroso, chissà se avranno fatto la “ fuitina!”,
ma intanto mentre indico se vogliono favorire un po' del mio bocadillo, gentilmente mi offrono della cioccolata, ringrazio rifiutando con cortesia, capisco che da mangiare hanno solo quello, come io il mezzo panino, nel frattempo si preparano una tazza di acqua calda....Mi racconta Helia che sono di nazionalità russa, ma che abitano in Finlandia e che rimarranno un po' a Santiago prima di ritornare a casa.
Stamane sono riuscita a mangiare solo delle banane ed una lattina di coca-cola acquistata in un supermercato a Melide, nel frattempo ritorno a riposare un po' sul mio letto e scopro con sorpresa che la signora brasiliana che è stata sistemata con noi in camera è riuscita a raggiungere il luogo dove si cena e mi ha portato un bocadillo, le chiedo quanto abbia speso , ma non vuole soldi, la ringrazio di tanta gentilezza e premura, mi lascia veramente senza parole.....il cammino non smette mai di sorprendermi anche in queste piccole attenzioni sono per me molto grandi..................................
E non mi rendo quasi conto che il conto alla rovescia è incominciato.

07/06/2009 Ferreiros – Mato Casanova

Trascorsa la notte con i materassi a terra ed aver riscontrato i soliti problemi di chi russa, siamo partiti dopo aver fatto un'abbondante colazione, io ho fatto una super colazione con doppio caffé con leche e fette giganti di pane, mantequilla (burro) e marmelada (marmellata) fatta in casa con frutti misti: una bontà!!!
Il tragitto che affrontiamo è un crescendo di pioggia, il paesaggio è fantastico peccato che non è possibile fare foto per l'acqua che viene giù dal cielo come a ribattezzarci nuovamente e le strade in alcuni punti sono dei piccoli ruscelli, che dire, si va avanti!!!
Giunti a Portomarin, come al solito facciamo da tre giorni, sbagliamo strada , sono con l'armata brancaleone ( Pino, Luca, Margherita, Aldo, Anna, Andrea), ma decidiamo di fermarci per un bocadillo io, Aldo, Anna e Pino gli altri proseguono, li raggiungiamo in una piazzola che sono a mangiare il cibo comprato al mercato ieri a Samos. Ci ricongiungiamo e proseguiamo tutti insieme ed intanto continua a piovere. Ricomincio ad avere i soliti problemi ai talloni, ormai, convivo con le ampolle scoppiate, con quelle nuove che si impossessano delle mie dita dei piedi ancora intatti...
Man mano che camminiamo un cartello indica che siamo a Palas de Rey, c'è un albergue municipal con circa sessanta posti, non ci fermiamo, continuiamo imperterriti sotto una pioggia continua, qualcuno incomincia ad avvertire la stanchezza, ma lo stress del cammino è dovuto anche alle condizioni atmosferiche che negli ultimi giorni non danno tregua. Arriviamo a San Xulian, c'è chi è stanco e scappa qualche battibecco di troppo, ma ci sta pure questo , il cammino mette a nudo i pregi ed i difetti di noi che vanno smussati, capisco di averne tanti e riconosco di dover migliorare in tante cose....ammetterlo a sé stessi è già un passo avanti. Si raggiunge così Mato Casanova anche qui l'albergue municipal è full, ma ha un solo posto ancora libero, decido di restare, gli altri vanno poco più avanti in una casa rurale privata, oggi sentivo il bisogno di peregrinare nel vero senso della parola, mi aspetto che questo viaggio mi lasci qualcosa di diverso e avevo necessità di convivere proprio l'esperienza degli albergue municipal perché, secondo me, più vicino allo spirito di sacrificio e rinuncia del pellegrino. Domani, magari ci si riprenderà lungo il percorso, ormai a Santiago manca poco e quasi mi dispiace che tutto, ma proprio tutto finisca. Questo è il mio cammino, a chi è a casa lascio il suo cammino, sperando che non sia di menzogne.....
L'hospitalera dell'albergue municipal di Mato Casanova è molto gentile e mi aiuta a capire il funzionamento della lavatrice a gettoni e dell'asciugatrice, oggi bucato grosso, sono troppi giorni che prendo l'acqua, mi parla in spagnolo e mi dice che qui mi troverò bene, mi dà anche qualche moneta per la macchina che asciuga.
Finalmente dopo aver sistemato i panni da lavare e fatto la sacrosanta doccia, mi organizzo per la cena, c'è una uno spagnolo che porta i pellegrini del mio albergue in macchina a cenare dove sono gli altri miei amici, ma i capelli appena lavati e di conseguenza ancora bagnati, mi fanno rimanere ad attendere un semplice bocadillo che arriverà tardi alle ore 21.30 circa, il tempo di dare un assaggio e di andare a prendere i panni nell'asciugatrice che decido di andare a nanna... la stanza dove sono sistemata è con dei letti a castello e molto pulita, i letti sono nuovi e l'ambiente circostante è ben ristrutturato con soli tre euro ho davvero trovato una buona sistemazione, ma si sa siamo in Galizia e qui il pellegrino è come le cicogne: è sacro...
La Galizia è una regione che mi ha molto colpita, si avverte la ruralità dei luoghi che non siano le città e l'estrema povertà che accomuna queste zone, una dignità palpabile e ben distinta da una fierezza del lavoro con gli animali da pascolo. Fuori ancora piove e domani non sarà per niente assolata la giornata se non cambia, almeno speriamo che per domani le scarpe si saranno asciugate. Domani conto di arrivare ad Alto S. Irene, oppure a Pedrouzo Arca, poi vedrò anche i pellegrini lombardi cosa faranno perché adesso per arrivare a Santiago mancano due giorni non di più...........
Impossibile dormire sino a mezzanotte, c'è una scolaresca di ragazzini che fanno i bimbi e giocano tra loro, nessuno si lamenta e va bene così , domani sarà un altro giorno l' incanto è arrivato quasi al termine, vero Squili? Notte.....

mercoledì 5 agosto 2009

06/06/2009 Samos - Ferreiros

Anche oggi giornata uggiosa ed anche oggi di acqua ne prendiamo tanta, usciti io ed Andrea dal convento dei frati e fatta colazione in un bar ,ci siamo incamminati per Sarria dove avremmo aspettato tutti gli altri pellegrini che ormai fanno compagnia ,da un po', al mio cammino...
Guinti a Sarria siamo andati al mercato del paese a comprare formaggio, pane cotto a legna, frutta, insaccati, tanta abbondanza ha scatenato la gola...
Ci siamo recati fuori da una chiesa dove tutti andavano a mettere il sello alla loro credenziale, perché , qui incomincia il cammino di chi fa solo gli ultimi 100 km, noi decidiamo di fermarci a mangiare un po' di ciò che abbiamo comprato senza andare a mettere nessun sello, ad un certo punto però, una pioggia forte e continua inizia nuovamente a non darci tregua, ci ripariamo sotto una tettoia e con noi arriva una vecchietta che si accingeva a recarsi al mercato, parla galiziano, ma capisce anche il castigliano, ho difficoltà con il galiziano, quasi come se mi rifiutassi di capirlo, Andrea si diletta con il castigliano gli piace, io sono infreddolita e fradicia.... dopo un bel po', decidiamo di ripartire, la vecchietta pure, sembra che la pioggia, si sia trasformata in pioggerellina fastidiosa, ma presente e continua. Il tenore di vita in questa parte della Spagna è molto accessibile, mi piace immaginarmici dentro, ma sono puramente delle illazioni, dei sogni...
Ci rechiamo in paese presso il bar detto “ della scalinata”, ci sono diversi pellegrini che sostano e nel frattempo ha ripreso incessante a piovere, prendiamo da bere ed aspettiamo i nostri amici al bar, è freddo e decido di andare a comprare una mantella, il mio k-way non serve con questa pioggia e mi reco presso un negozio in fondo alla “ scalinata”, adesso capisco perchè tutti gli stranieri hanno le mantelle, oltre che i k-way , riparano oltre che la persona anche lo zaino.
Finalmente arrivano gli altri amici pellegrini, hanno preso anche loro tanta acqua, oggi non si salva nessuno. Decidiamo di proseguire per Ferreiros e quando arriviamo sotto un diluvio ed un po' snervati dal fango, dalla pioggia arriviamo all'albergue municipal dove l' hospitalera dispiaciuta ci dice che non c'è posto, non ci sono altre alternative, anche le case rurali sono “full”, ci mandano in un ristorante dove ci diranno che potremo arrangiarci sistemandosi con i materassi a terra .: bé meglio di niente per un po' abbiamo temuto di dover prendere d'assalto qualche stalla!!!
Pian piano la stanza dove veniamo sistemati con i materassi a terra, si riempie di tanti altri pellegrini e così una piccola babele è formata anche qui... e dopo i 41 km e più di ieri, oggi l'aver fatto solo 27 km è un sollievo per le condizioni atmosferiche e per i panni che saremo costretti ad asciugare intorno ad una stufa a gas, qui non c'è né lavatrice, né tantomeno un'asciugatrice.
Andiamo a mangiare al ristorante che ci ospita , la cameriera, una ragazza di colore che parla bene l'italiano, ci porta da mangiare in abbondanza, messo il sello, mangiato bene si va a nanna speriamo che domani ci sia il sole …........

05/06/2009 Vega de Valcarce - Samos

Il risveglio avviene alle ore 05.30, i pellegrini iniziano a prepararsi, noi aspettiamo a letto, stamane c'è O' Cebreiro la tanto temuta montagna più alta del cammino, 1500 metri circa. Nonostante mi sia presa l'impegno di mettere la sveglia e far alzare tutti dell'armata “brancaleone”, resto sul mio letto a castello ad aspettare ancora un po'; Luca ieri sera si è preso l'impegno di attivare l'asciugatrice alle ore 23.30 e non mi sembra carino essere tanto fiscale con chi ha dormito meno di noi. Alla fine alle ore 06.30 le luci della camerata si accendono inevitabilmente e tutti siamo a preparare le poche cose da sistemare per poter partire per il percorso di oggi.
Stanotte la pioggia è stata abbondante e continua e la nostra partenza è sotto un cielo nuvoloso che non promette niente di buono, anche se fino a questo momento il tempo sta tenendo..
All'inizio partiamo tutti insieme poi inevitabilmente ci separiamo chi per un motivo chi per un altro, ma come ribadito più volte ognuno fa il suo cammino con i propri acciacchi di giornata vecchi o nuovi che siano.
Ci ritroviamo tutti a Laguna dove finalmente riusciamo a fare colazione, quando partiamo ci separiamo nuovamente ed incomincia a piovere insistentemente ed abbondantemente …. ho paura che oggi per raggiungere O' Cebreiro avremo tutti il battesimo dell'acqua!
Mi ritrovo in compagnia di Andrea gli altri sono poco più indietro, attraversiamo boschi e vallate bellissime e quando smette di piovere sovente capita d'intravedere qualche pellegrino a meditare ed a scrivere su di un blocco di carta le proprie sensazioni, un po' come facciamo noi a fine giornata quando ci ritroviamo la sera negli albergue.
Incomincia nuovamente a piovere, così dopo esserci asciugati con un tenue sole ci ribagniamo nuovamente, ahimè, come rimpiango i miei scarponi lasciati a casa....!!!
Raggiungiamo O' Cebreiro e ci ricongiungiamo tutti nuovamente, Luca butta via le scarpe che secondo lui sono responsabili della sua tendinite, con un urlo liberatorio, fatto le foto di gruppo ricomincia a piovere e ci incamminiamo, inesorabilmente, ci separiamo nuovamente. Come è capitato spesso in questo cammino a volte è successo di trovarsi su una diramazione che indicava sia la destra che la sinistra come percorso, un po' come capita a volte nella propria vita, c'è ad un certo punto che devi scegliere una strada o un'altra... solo che qui è più semplice, o almeno , mi sembra così. Sono in compagnia sempre di Andrea e scegliamo di andare in una direzione che sarà l'opposto di quella che sceglieranno gli altri dell'armata brancaleone, così, ci stacchiamo del tutto...
Le vallate continuano verdi per sentieri tipici della Galizia, la bellezza è impareggiabile, così veniamo raggiunti e superati da un pellegrino che lì lì ci scatena un'ilarità poco rispettosa in quanto notiamo che quando lo raggiungiamo, inevitabilmente con tanto di zaino sulle spalle, inizia a correre e tutto questo va avanti per un bel po', finché Roger ( Ruggero di nazionalità francese ), si affianca a noi e si presenta, si inizia a comunicare un po' in francese, un po' in italiano e ci racconta che da poco è andato in pensione, che ha 59 anni è un ex dipendente di banca ed è partito da casa sua a piedi ( dalla Francia ) avendo già fatto 1500 km e non è ancora arrivato a Santiago !!! E' una persona esaltante, piena di vita che fa il cammino correndo, quasi mi vergogno ad aver provato una vena sarcastica nei suoi confronti, prima che ci affiancasse, è una lezione anche questa, le apparenze ingannano enormemente, cosa non riserva questo cammino. Roger si congeda da noi schezando sul fatto che dopo due mesi via da casa chissà se la moglie lo rivorrà ancora e via con la sua mantella a correre sotto la pioggia che intanto ha ripreso a farci compagnia.
Io ed Andrea proseguiamo e rincontriamo Roger a Tricastela, si ferma all' albergue e ci saluta nuovamente, ricambiamo e andiamo avanti sotto un'incessante pioggia, forse a Laguna il cartello che dava le indicazioni l'ho interpretato male.... cerchiamo di contattare gli altri dell'armata brancaleone, ma niente da fare il segnale è inesistente e piove a dirotto, siamo inzuppati fradici e l'alternativa è quella di andare in direzione di Samos a 9,5 km da Tricastela, ma ecco, ad un certo punto un'altra doppia diramazione, prendiamo in direzione di Samos verso la statale non scegliamo il sentiero dei boschi perché sono le ore 16.00 ed abbiamo quasi altre due ore di strada, il timore e che gli albergue siano pieni. La speranza è che scegliendo il percorso che affianca la statale sia più breve, ma intanto Samos non arriva mai, siamo stanchi, inzuppati dalla pioggia ed abbiamo anche fame...Piove così forte e così incessantemente che spesso mi dico quale colpa stiamo espiando o dobbiamo espiare oggi, siamo veramente messi a dura prova ed anche Andrea dà segni di cedimento. Come se non bastasse sbagliamo anche strada e nel frattempo non abbiamo più notizie di Luca e di tutti gli altri, secondo me si sono fermati a Tricastela ed infatti così sarà.
Finalmente alle ore 18.15 arriviamo stanchi, senza più energie e completamente inzuppati al convento dei frati di Samos ci accolgono con molta comprensione e gentilezza e la nostra fortuna è stata che qui non sono ammessi ciclisti e questo fa si che, nonostante l'orario troviamo ancora posto.
Devo dire che siamo in uno stato che facciamo veramente compassione per come siamo inzuppati.
Ci sistemiamo e i miei piedi sono talmente fradici che le mie vesciche sono completamente “spugnate”, talmente saltate che non fanno più male, la pelle tutta saltata, poco importa sperando che a Dio piacendo riesca a raggiungere ugualmente Santiago.
Intanto non ha ancora smesso di piovere, ho fame ed io ed Andrea andiamo a mangiare il solito menù del dia, dopo aver assecondato lo stomaco, via al meritato riposo e fortuna che al convento dove dormiamo ci sono le coperte di lana perché tra l'altro fa anche tanto freddo...........

martedì 4 agosto 2009

04/06/2009 Ponferrada – Vega de Valcarce

Oggi la partenza da Ponferrada è stata sofferente tra il dito del piede ed il non aver dormito bene per il solito problema di chi russa, oltre per quei pellegrini che si alzano di notte per poter partire, mi sembra esagerato, c'è chi si è alzato per andar via alle tre di notte, ma che devono andare sulla luna?
Insomma alle cinque eravamo sveglissimi e tra un'imprecazione non proprio da pellegrino di Luca...ed anche da parte mia..... alla fine ci siamo alzati e preparati anche noi, il nervosismo anche questa mattina ci tiene compagnia, io per la prima volta non riesco a calzare la scarpa dal male al dito del piede veramente malconcio, il betadine e la pomata antibiotica non fanno effetti, qui ci vuole la propoli ed Andrea è a sette chilometri più avanti, dovrò stringere i denti per arrivare fino a Fuentes Nuevas.
Partiamo e ci uniamo a Margherita, Anna e Pino e tutti insieme procediamo tra l'entusiasmo dei nuovi pellegrini e lo zoppicare di Luca ed io. Il mio è un calvario il dolore è tanto, ma ho anche una testardaggine che mi accompagna che non mi demoralizza per niente, raggiungiamo Andrea e le cure con la propoli sono subito per il mio piede, mi anestetizza il dolore e riesco finalmente a camminare.
Il cammino lo facciamo finalmente tutti insieme ed Andrea molto scherzosamente ci battezza: “l'armata brancaleone”. Ci fermiamo ad ora di pranzo in un campo a mangiare tutti insieme e dividiamo tutto il cibo che abbiamo a disposizione.
Disinfetto con la propoli nuovamente il dito del piede e ci alziamo per proseguire, oggi la tappa si prevede lunga, saranno ben 45 km, bello scherzo di benvenuto ai nuovi pellegrini !!!
A Pereje de Trabadelo iniziano le castagnete non ci avevo fatto neanche caso, me ne accorgo quando puntualmente, mi ritrovo nei calzini gli aghi dei ricci; ma come hanno fatto ad intrufolarsi nei miei piedi? Ci mancava pure questa, ma a tutto si risolve, un po' di sana pazienza e via che più avanti c'è un distributore automatico che mi aspetta con la mia bibita preferita ( la coca- cola !!! ), il mio sano doping mi chiama, mi sento una strana fiacca....sono indietro in compagnia di una pioggerellina insistente e continua...
Non so se sarà stata la forza della disperazione, oppure la caffeina della coca-cola che fa il suo effetto, ma mi riprendo ed incomincio a raggiungere gli altri e staccarli. Insieme ad Andrea raggiungiamo le nuove pellegrine Margherita e AnnaMaria che nel frattempo avevano distanziato tutti, ognuno a fare il proprio cammino. La stanchezza è tanta non vediamo l'ora di arrivare ed il paese dove c'è l'albergue non arriva mai, il percorso che costeggia la statale con tratti di boschi è monotono .
Finalmente il cartello ci indica che siamo arrivati a Vega de Valcarce e come al solito il cartello che indica l'albergue a 500 metri nella realtà è a due km , come se non bastasse, dulcis in fundo dobbiamo fare una salita ripidissima, rassegnati continuamo e raggiunto l'albergue, io ed Andrea iniziamo a prendere posto e ad aspettare gli altri....ognuno di noi ha il suo cammino chissà se troveremo un po' di sollievo e se riusciremo a riposare un po' meglio stanotte.... ma intanto dovremo fare la fila per la doccia e poi trovare un posto dove mangiare, il paese offre diverse soluzioni gastronomiche per i pellegrini e già questo è di conforto per lo stomaco e la mente!!!
Domani ci aspetta il temuto O' Cebreiro la montagna più alta del cammino.....merita rispetto e riverenza.....ed intanto continua a piovere.......

lunedì 3 agosto 2009

03/06/2009 Foncebandon - Ponferrada

Stamattina il nervosismo imperava, sarà che nessuno di noi ha dormito bene, sarà per l'hospitalero Marco non simpatico, il risveglio non è stato dei più felici. Luca ci racconta che nella sua camera ha beccato il campione del mondo dei russatori, ma che almeno, quest'ultimo, aveva avvisato i malcapitati ospiti di quello che li aspettava..... Siamo partiti io con i piedi malconci e senza nemmeno poter fare colazione, il paese delle sette anime non offriva nulla e l'albergue offriva la cucina per poter riscaldare qualcosa, ma non avevamo niente con noi, quindi siamo partiti ed una volta arrivati dopo due chilometri alla “Cruz de hierro”, ho deposto il bastone ed il sasso che mi portavo dietro nello zaino da un po' di tappe, con Aldo fatte le foto di rito ci siamo incamminati per il primo paese che potesse offrire un bar e la colazione: El Acebo, Luca ed Andrea nel frattempo si erano incamminati in precedenza.
Arrivati finalmente ad El Acebo, Aldo offre a tutti la colazione e ne approfittiamo entusiasti, razione di brioche doppia per tutti!!!
Ci voleva proprio una colazione così, ormai la fame si faceva sentire ed io ero già andata in riserva da un bel po', in più le ampolle varie ed il dito del piede sinistro mi facevano male .
Il prosieguo del cammino è un misto di campi e sentieri che affrontiamo in compagnia di folti gruppi di pellegrini e man mano che Ponferrada si avvicina i campi con gli alberi di ciliegi che incontriamo sono immensi e tanti e tutti indistintamente, dagli austeri tedeschi e non , si ritrovano ad allungare una mano per raccogliere e mangiare le ciliege: una bontà, oltre che una ghiottoneria... ne ho mangiate tante....
La tappa di oggi sarà breve, i 27 km totali serviranno per i Aldo e Luca a ricongiungersi con i loro parenti, a me a riposare i piedi così provati. Si arriva a Ponferrada e quando siamo all'albergue, l'unico del posto è già preso d'assalto dai pellegrini, restiamo in fila per un'ora abbondante, Andrea
decide di proseguire snervato dall'attesa e con la promessa che ci rivedremo domani tutti.
La registrazione avviene con hospitaleri tedeschi. Veniamo sistemati in una camerata grande con spagnoli, italiani e noto che noi latini siamo tutti insieme e che le persone sono anche più rumorose, mentre i nordici e gli stessi tedeschi vengono sistemati in camere più ospitali ed accoglienti e con pochi letti a castello …. non so se la mia è una constatazione vicina alla realtà o se, semplicemente, non gradisco la sistemazione dataci snervati dall'attesa troppo lunga per registrarsi.
Una volta sistemati gli zaini e fatta la doccia andiamo in piazza a bere qualcosa, nell'attesa che ci raggiungano gli amici ed i parenti di Aldo e Luca.
Riesco a comprare il coprizaino in un negozio tecnico visto che le previsioni per i prossimi giorni non sono per niente buone è prevista pioggia e con l'altra spesa avuta in farmacia devo dire che le mie spese extra sono state alquanto superiori al badget che mi ero prefissa …..sono fuori.... e di tanto..... ma và bene così...
Quando arrivano i parenti dei pellegrini milanesi si va a cena ed il nostro gruppo si arricchisce con: Margherita, Anna e Pino e domani è un altro giorno.

sabato 1 agosto 2009

02/06/2009 SANTIBANEZ - FONCEBANDON

Dopo i 36,5 km di ieri, decidiamo di accorciare la tappa fermandoci a Foncebandon, sono 31 km e basta... e mentre c'incamminiamo lungo sentieri e vallate mozzafiato, osservo tutto quello che mi si prospetta e finalmente intravedo il cammino che mi aspettavo di vedere, le valli, il silenzio e la solitudine quella che non ti buca l'anima.
A San Justo de la Vega, facciamo un'abbondante colazione: caffè con leche e pane e cioccolata, anche se, io avevo mangiato la tortiglia che Ercole mi aveva preparato la sera prima, si sa, dopo l'eutirox devo mangiare se no ho un calo di forze non indifferente....
Arriviamo tutti insieme ad Astorga, ad esclusione di Luca che a causa della tendinite accetterà il passaggio in auto da Ercole. Ci aspetterà a Foncebandon.
Astorga riusciamo a vederla tutta, ci fermiamo al mercato a comprare quello che oggi sarà il nostro pranzo: la frutta, compriamo anche da un apicoltore del polline, così nello zaino oltre al sasso che mi porto dietro, ci metto anche il vasetto di vetro con il polline, avrò un peso sulle spalle che si aggirerà sui 15 kg e gli effetti sui piedi si sentono....
Giungiamo a Foncebandon, la Cruz de hierro è a due km, Andrea non contento, prosegue per andare a vedere cosa sia questa Cruz de hierro ed al ritorno non mi sembra contento, si aspettava forse di più.
La tappa di oggi mi ha provato duramente e sono riuscita a proseguire creando una specie di separatore con una garza per far si che il dito del piede sinistro non mi desse problemi, ma arrivata all'albergue i probemi ai piedi sono evidenti, tutti o zoppicano, oppure li vedi fare pediluvi a base di intrugli vari dal sale all'aceto, ma come dice una ragazza argentina, le ampolle ai piedi sono i peccati che vengono fuori e che andranno via arrivati a Santiago.....
Anche qui l'hospitalero è un romano, Marco, non simpatico come Ercole, sofisticato ed un po' delicato, a volte acido e pungente, ma forse oggi non siamo in giornata per essere obiettivi sulle persone, chi in un modo, chi in un altro abbiamo male da qualche parte... Luca pur essendo arrivato in anticipo gli tocca il materasso per terra, noi riusciamo ad avere dei letti a castello. L' ospitalero è al primo giorno di accoglienza ( si fermerà qui per quindici giorni ) ed ha fatto un po' di confusione dimenticando che i ciclisti devono essere accolti dopo le ore 16.00, facendoli entrare prima ha lasciato a terra con i materassi molti di quelli che arrivano a piedi. Decidiamo di non mangiare all'albergue, anche qui il paese non offre nulla, Marco mi dice che fino all'anno scorso era disabitato, adesso ci abitano abitualmente sette persone, (tra cui una coppia spagnola che ha aperto un ristorante in stile medievale) fino a crescere nei periodi in cui si fermano i pellegrini. Andiamo a mangiare nel ristorante gestito dalla coppia spagnola e vestiti in tenuta medievale, tutto intorno a noi è medievale, mangiamo affettati, il churrasco in abbondanza e beviamo il tinto spagnolo, il vino rosso , dulcis in fundo un dolce che è una specie di torta sacher, una meraviglia per il palato di chi ama i dolci come me; tutto è abbondante e ci ripaga della fatica e del quasi digiuno del pranzo a base di frutta, usciamo dal locale che siamo “satolli”.
Ancora oggi ricordo il pane che faceva da base al churrasco, una specie di “freselle” e che non sono riuscita a mangiare perché ero sazia......
L'albergue anche oggi è un misto di lingue straniere, si sente parlare brasiliano, coreano, tedesco, argentino e naturalmente spagnolo, italiano... ho rivisto anche il tedesco Edwin con la pellegrina americana che parla bene il francese ( che sia francese? ), li ho visti tenersi per mano, li ho salutati, che sorprese che riserva questo cammino, oltre che essere una farmacia del doping è anche un'agenzia matrimoniale!!!
Chissà Gherard dov'è arrivato...
Si va a nanna e quando incomincio a prendere sonno iniziano i russatori a concertare, scricchiolo le dita, ma niente da fare, c'è anche qualche tedesca che nel sonno ha un'improbabile amplesso, il cammino è anche questo...

01/06/2009 VIRGEN DEL CAMINO - SANTIBANEZ

Stamattina la sveglia come al solito presto alle ore sei, ma dall'albergue siamo usciti tardi ed alquanto malconci, io con somma sorpresa, scopro che la vescica che avevo sul mignolo del dito sinistro, tamponata dal filo di cotone che andava a forare l'ampolla, si è tolto e probabilmente nel sonno muovendomi con i piedi ho tirato il tutto e la pelle è completamente partita, come lacerata, sotto s'intravede la pelle rossa e viva del piede, mentre l'altra vescica sul tallone del piede sinistro la foro nuovamente con ago e filo lasciandolo dentro, mi incerotto il mignolo sinistro in modo da poter camminare e calzare la scarpa.
Luca tra la tendinite che gli crea dolore ed Aldo che non ha fatto altro che russare, ha dormito poco e niente e mi sembra anche alquanto nervoso...
Faccio colazione alle macchinette dell'albergue assieme a me c'è una famiglia tedesca madre, padre e figlia. Usciamo alle ore 07.40 e successivamente ci fermiamo in un bar perché nel frattempo i miei compagni di viaggio non hanno fatto colazione, il dito del piede mi fa male... mi fermo lungo il percorso ad incerottare nuovamente il dito ed i ragazzi mi aiutano con la loro farmacia ambulante!!!
Proseguiamo sotto un caldo ancora sostenibile, alle ore 13.00 ci fermiamo a mangiare nell'unico posto all'ombra incontrato: una stazione dell'autobus in pietra con tanto di posto a sedere situata tra la statale ed i campi, in lontananza tra un boccone di bocadillo ed un po' di acqua, scorgiamo il saluto dei pellegrini che avanzano sotto il sole.
Ripenso alla sensibilità del pellegrino Andrea, alla sua perspicacia, al suo saper leggere nell'animo delle persone, un ragazzo intelligente e di grande generosità. Ho parlato un po' con lui prima di fare sosta per il pranzo e gli ho detto la stranezza che mi ha colpito di questo cammino e che ho ripetuto nelle mie pagine di diario, a quando sei in compagnia di tante persone e poi all'improvviso sei solo e con molta semplicità, lui mi ha fatto capire che sono una persona viva, che siamo delle persone vive dentro...e qualunque cosa dovrò decidere al mio ritorno non farò del male a nessuno perché gli altri riusciranno a vivere anche senza di noi ….con parole semplici mi ha fatto vedere il senso di questo mio cammino e quello che non volevo vedere.
Dopo aver scherzato tra di noi e fatto un po' di foto alla nostra piccola comitiva, c'incamminiamo verso Santibanèz, il caldo incomincia a diventare sempre più insopportabile ed i piedi iniziano a dolere sempre più, si va come al solito avanti per inerzia ed ormai ci abbiamo fatto un po' l'abitudine tutti. Anche Aldo è stanco, ma non vuole darlo a vedere, così decidiamo di fermarci a Santibanéz come da programma, anche se Andrea sarebbe andato oltre per altri 13 km fino ad Astorga, ma resta con noi.
Un cartello dice che l'albergue è a 500 metri, ma ormai sappiamo che questi fantomatici cartelli indicano delle misure inesatte e quasi sicuramente dovremo fare più strada di quanto indicato, a volte qualche paio di km in più di ciò che è scritto. Finalmente tra un'imprecazione ed un'altra, a causa delle indicazioni inesatte sui metri da percorrere, arriviamo all'albergue, entriamo e non c'è nessuno in apparenza, ma ecco all'improvviso una voce parlare romanesco al piano superiore con Aldo e così scopriamo che l'hospitalero è un romano che si chiama Ercole, che ha lasciato tutto in Italia, lavoro compreso ( bancario ) ed un giovane spagnolo, Antonio, molto somigliante ad Antonio Banderas che arrotonda la sua situazione lavorativa per poco tempo, perchè ha perso il lavoro a Madrid dove vive. Così scopro che la crisi si fa sentire anche qui in Spagna, ma almeno spero che Antonio il lavoro l'abbia perso per qualcosa di reale e non come è successo a me per l'inettitudine di chi comanda la scialuppa.... non voglio ritrovarmi a rimuginare sul latte versato, voglio essere positiva e sentirmi tale, in quanto mi aspettavo ciò che mi si è prospettato nel mio lavoro... animo .
Santibanèz non offre nulla, nemmeno un supermercato, ci sono case fatte con il fango e la paglia, se non sterco di animali, case poverissime, alcune con il cartello vendesi...mi chiedo chi mai possa comprarle. Dopo aver fatto la solita doccia fredda ( Antonio, accende la caldaia in ritardo...), Ercole ci offre una lattina di birra, lo aiutiamo a sistemare i tavoli perché la cena avverrà in giardino con tutti gli altri pellegrini, siamo gli unici italiani ed Ercole è molto solare con tutti noi, mangiamo in abbondanza un risotto che riprendo ben volentieri e per l'indomani non potendo fare colazione, mi preparano un bocadillo con la frittata di patate, una specialità spagnola che prendo ben volentieri.
Domani iniziano le montagne ed Andrea viene in camera a curarmi i piedi con la propoli, in stanza con me c'è una ragazza tedesca ed Aldo il russatore!!! Andrea e Luca si sono sistemati in un'altra camera, nel frattempo mi sto portando dietro nello zaino un sasso che peserà 3kg circa. Ho intenzione di lasciarlo alla Cruz de hierro, là dove i pellegrini lasciano sempre qualcosa forse per espiare le colpe, i peccati ? Non lo so, io lascierò un bastone nuovo che ho trovato sul cammino, il mio fragile e corto l'ho infilato a lato del mio zaino, l' ho porterò a casa al mio ritorno....

31/05/2009 MANSILLA DE LAS MULAS - VIRGEN DEL CAMINO

Oggi tappa di trasferimento nell'attesa che Luca ed Andrea ci raggiungano, ma incomincio a pensare che Luca si è fatto venire la tendinite per non sentire Aldo russare, così, mi ritrovo io ( e non Luca ) a dire la fatidica frase: ( quando si è lì lì per dormire ) “ non sono io Aldo” ! Ed Aldo a rispondere: “ neanche io” ! E' un codice di parole per far sì che l' Aldo smetta di ronfare...!!!
Arrivati a Leon, facciamo i turisti, giriamo per la cattedrale e facciamo foto, ci tratteniamo un po' in piazza a parlare con dei pellegrini stranieri, non ricordo se olandesi, in inglese ci dicono che sono partiti da casa e fatto già 2500 km!!! E' straordinario, le loro bici sono delle semplicissime city – bike, di quelle che trovi tranquillamente al supermercato a 150 euro e devono ancora arrivare a Santiago!
C' incamminiamo per Virgen del Camino ed arriviamo relativamente presto ( ore 12.30 ), il rifugio è bello, accogliente e l' hospitalera molto gentile, riusciamo anche a fermare i due posti per Luca ed Andrea, intanto dopo la solita coca- cola ristoratrice, una volta preso posto nel mio letto, incomincio a curare le vesciche ai piedi con ago e filo, con la pomata antibiotica, betadine e mi dedico ai miei pensieri, all'accavallamento delle prospettive future inevitabili, magra coscienza!!!
Arriva un ragazzo di Budapest, avrà 18 anni, mi offre della cioccolata, l' accetto volentieri non mangio più cioccolata da quando sono partita, arrivano nel frattempo altri pellegrini, l' albergue incomincia a riempirsi. E' domenica e mi sento un po' malinconica, tutte le persone che incontro sono sole e mi chiedo per l'ennesima volta: perché ? Il cammino ti fa scoprire i lati oscuri di te, ora sei di partenza e davanti a te hai una folla di persone che camminano da sole o in compagnia, abbassi un attimo la testa per immergerti nei tuoi pensieri, la rialzi e sei da solo … davanti a te nessuno, spariti tutti...
Ma questo cammino diventa sempre anche meta per vacanze alternative, sono sempre di più quei turisti con gli zaini che si fingono pellegrini a prendere gli autobus ed arrivare freschi freschi negli albergue ed a lasciare appiedati i veri pellegrini che questo cammino lo fanno con lo zaino in spalle, la fatica, le vesciche ed i mali giornalieri, ma ahimè animo!!!
Mai e poi mai avrei pensato che sarei giunta a fare il cammino, a Santiago non sono ancora arrivata e già so che desidero farne un altro non so quando, ma che avverrà, non voglio trovare il senso della mia vita attraverso il cammino, non è possibile perché, inevitabilmente ci scivoli dentro trovando risposte che erano lì a guardarti e tu come a non volerle accettare... ma la vita è un'evoluzione meravigliosa dove anche i dolori hanno senso, le perdite, le sconfitte e con il tempo tutto passa e nulla rimane se non l'essenza del vero...Amor che nulla ha amato amor perdona...
Il desiderio è solcare la mia anima e renderla più forte per affrontare la mia vita futura senza paura..
Intanto alle 17.20 arrivano Andrea e Luca, il quale c'informa che ha la tendinite anche all'altra gamba e che la pomata per i cavalli regalatagli dal figlio della signora brasiliana, si è rovesciata-spalmata nello zaino e quindi inutilizzabile, gli antidolorifici hanno permesso che andasse avanti nel cammino, intanto un signore spagnolo gli propone una pomata antinfiammatoria, mentre Andrea verifica la condizione dei miei malconci piedi e mi cura le vesciche con la propoli che oltre ad anestetizzare la ferita, mi allevia il dolore del mignolo del piede sinistro che ha un'ampolla abbastanza seria.
Ed anche questa giornata è passata, a differenza degli altri posti dove siamo stati qui c'è poco da visitare se non fare una sosta al bar, decidiamo di andare a mangiare chiedendo in giro dove poterci fermare, ci indirizzano verso un bar che prepara anche da mangiare, il menù del dia sarà abbondante ed a buon mercato, il posto spartano ed affollato, ma và bene tutto, basta che si mangi bene e tanto perché stasera siamo tutti affamati ed io, anche se oggi ho camminato solo per 26 km, a pranzo ho mangiato un mesto bocadillo e domani la tappa sarà sicuramente lunga....

lunedì 27 luglio 2009

30/05/2009 SAHAGUN – MANSILLA DE LAS MULAS

Parto in compagnia del fido pellegrino Aldo alle ore 06.30 direzione Mansilla de las Mulas, con nostro stupore interpretiamo le frecce gialle in modo sonnolento... e ci ritroviamo a fare il giro delle case in un cerchio che ci porta dove siamo partiti..... stamattina ancora si dorme!!!
Finalmente riusciamo a dirigerci sulla strada segnata ed oggi si prevede un fine tappa affollato in quanto gli albergue sono uno solo municipale e gli altri privati un po' troppo cari.
Incontriamo per strada una coppia spagnola già conosciuta nelle tappe precedenti e ci soffermiamo un po' a parlare e sarà la nostra fortuna.....
Jesus è uno spagnolo appassionato d'alpinismo, ci racconta che ha scalato due volte le vette boliviane di 6000 metri ed ha scalato tutte le vette italiane. E' in compagnia di sua moglie e lavora per lo stato, ma ci tiene a sottolineare che non è un funzionario, non ricopre un ruolo tanto importante. Di Jesus mi colpisce il fisico asciutto e le caviglie sottilissime, oltre che la forza nel camminare con un passo molto impegnativo e costante, frutto di una consistente resistenza aerobica, un atleta insomma....Ci lasciamo con la promessa che ci riserveranno nell'albergue municipal due posti facendo una semplice telefonata all'hospitalero. Così scopro un altro aspetto di questo cammino che se sei spagnolo hai una corsia preferenziale per prenotare i posti per dormire semplicemente telefonando....tutto il mondo è paese.
Attraversiamo vari paesi tra i quali Calzada de Coto, Bercianos, arrivati ad El Burgo Raneiro sotto un sole tra i 32° ed i 34° costanti, davanti a noi l' infinito delle mesetas lunghe strade dritte, nessuna fontana ed un caldo sopportabile, ma intenso e sappiamo che al prossimo paese ( Reliegos ), mancano ancora tredici chilometri... non abbiamo alternative se non continuare e la stanchezza incomincia a farsi sentire....
Il proseguo è una sofferenza, incomincio ad avere i piedi surriscaldati ed avverto le vesciche farsi sentire, l'acqua delle borracce nel frattempo è diventata imbevibile, troppo calda, la forza dell'inerzia è la spinta che ci fa andare avanti e quando finalmente, scorgiamo Reliegos ed un chiosco, mi sembra un'oasi nel deserto.
Al bar molto improvvisato, ma efficace, facciamo fuori tre lattine di coca-cola, un litro e mezzo d'acqua ed i vari stuzzichini che la signora offre ai pellegrini: pesce, uova, pancetta per me diventa un pranzo al punto che non mangio il bocadillo che avevo con me. Ci incamminiamo sofferenti, ma allo stesso tempo più sollevati, giungiamo dopo sei chilometri a Mansilla de Las Mulas e ci rechiamo all'albergue municipal con nostro stupore non troviamo Jesus e la moglie o non sono ancora arrivati o sono sistemati altrove, i posti nostro malgrado non ci sono l'albergue è “full”, una ragazza inglese mi dice di prendere posto un po' dove capita e così facciamo: il pavimento con i materassi a terra..... Mi sistemo in una stanzetta affollata di stranieri ed un solo italiano di Bergamo, io a terra con il mio materasso di fortuna, l'inglese al primo piano ed Aldo in un corridoio, nel frattempo arriva la coppia spagnola con molto dispiacere constatano la sistemazione di fortuna e ci restano male perchè loro la telefonata all'hospitalera l'hanno fatta e non capiscono il comportamento scorretto per la situazione. Dopo un'esclamazione di disappunto da parte della moglie di Jesus, rivolta agli hospitaleri (…...... che caprones!!! ) arriva la persona con la quale i due avevano parlato per prenotare i posti, noi fino ad allora avevamo parlato con un esile uomo gentile, ma stralunato... con nostra sorpresa veniamo invitati ad andare al piano sovrastante il locale e come per magia in una stanza con parquet sei letti a castello, tutto sommato non è andata poi così male.
Nel frattempo Luca ed Andrea ancora indietro, si sono fermati a Reliegos.
Man mano che mi avvicino a Santiago provo gioia e tristezza nello stesso tempo, un quasi senso di consapevolezza personale, ho già le risposte alle mie domande... mancano solo i fatti e chi si adopererà nel renderli tali......Ripenso all'albergue di ieri a Sahagun, di fronte a me c'era un signore francese, deprimente nello spirito, nel modo di camminare, nell'atteggiamento un bradipo, insomma , una gran depressione nel guardarlo, con somma sorpresa lo ritrovo anche nel municipal di Mansilla, la fortuna vuole non nella stanza dove dormo.....

venerdì 24 luglio 2009

29/05/2009 Carrion de Los Condes – Sahagun

Anche questa mattina il freddo pungente ci obbliga al solito abbigliamento autunnale... poi il caldo cocente sotto un sole senza compromessi. Sono in compagnia di Aldo, ripenso a tutte le persone che ho incontrato dall'inizio del cammino, rivedo i loro volti, riascolto le loro storie ( Lothar, Edwin, Gherard, Hannette, Magnhuss, le due americane, Susi, Gabriella, le due ragazze di Lecco: Lucia ed Antonella, la giapponese ) ed anche i personaggi un po' in contrasto con la realtà del cammino e cioè: l' irlandese e lo svedese, sempre disponibili a demolire psicologicamente i più deboli, o presunti tali.... gran bevitori e sempre vestiti di nero. Poi, la signora Piera di Piacenza, l'amica di P. Coelho, insomma, avete già capito che il sole di oggi sta avendo i suoi effetti....Ricordo, Enrico il piemontese, le sue due amiche friulane, tanti personaggi, tante storie, ognuno con il solo desiderio di arrivare a Santiago, ma perché, mi chiedo... ed io....perché?
Mi viene in mente Gherard, quando per farmi capire che era stanco, mi diceva che non mi chiamavo Lina, ma Lina-moto, perché andavo troppo ed anche oggi, propongo una sosta in un bar per una bibita, Aldo è un po' stanco una coca- cola a questo punto ci vuole proprio!!!
Arriviamo a Sahagun, sulla porta dell'albergue municipal, leggiamo un cartello che c' informa che la struttura aprirà alle 16.30, ma Aldo vedendo un olandese andare su decide di andare a vedere un po' com'è la situazione e grazie a questa sua intuizione, prendiamo posto e sistemiamo i sacchi a pelo e zaini, riposando nell'attesa dell'ospitalera; più tardi espletate le solite registrazioni, doccia gelata e via che una buona Guinness ci attende, non mi piace bere, ma ad una Guinness non so dire di no!!!
Nel frattempo Luca è stato raggiunto da Andrea un ragazzo di Brescia incontrato in qualche tappa precedente in compagnia di un amico, che, a Burgos è tornato a casa, Andrea ha deciso di fare il suo cammino ugualmente. La speranza è che ci raggiungano a Sahagun.
Ripenso ad oggi pomeriggio, a quando, io e Aldo a Moratinos ci siamo fermati a ridosso di una chiesa a mangiare il solito bocadillo ed a quando siamo andati a giocare sui giochi all'aperto dedicati ai bambini,Aldo sul cavalluccio ed io sul dondolo e da lontano, le risate di una vecchietta che divertita ci è venuta incontro … come per guardare meglio... il viso illuminato dall'ilarità di un sorriso sdentato e senza dire neanche parola, se non rispondere al nostro saluto.
La serata l'abbiamo conclusa con il menù del dia, Luca ed Andrea non sono riusciti a raggiungerci, sarebbero stati troppi i km; la cena abbondante l'ho conclusa con una buon piatto di fagioli, tre salsicce rosse, tipiche della Spagna, un uovo ad occhio di bue, patatine fritte e gelato finale.... dopo 41 km ci stà anche una cena così....

sabato 18 luglio 2009

28/05/2009 ITERO DE LA VEGA – CARRION DE LOS CONDES

Il sole di ieri mi ha ustionato i polpacci, il colore è viola, io non sopporto questo colore, è da quaresima!!! Aldo, ha rimediato alla mia piccola ustione con una crema a base di aloe vera, è refrigerante e calmante, Aupa!! Questa mattina la colazione è saltata l'unico bar disponibile era chiuso, il prossimo con enorme rammarico è a ben otto chilometri, aimhé, tiro fuori dallo zaino un pezzo di baguette di due giorni fa, va benissimo ed è buonissimo, la fame cosa non fa.....
Lungo la strada sterrata e con i campi a farci compagnia su entrambi i lati, incontriamo un vecchietto un po' in là con gli anni, ci racconta che sono otto anni che va avanti ed indietro per il cammino a raccogliere dediche e firme dei pellegrini con un block notes che ha con sé . Gli scrivo la dedica e sulla giacca noto che ha una targhetta con il nome e cognome: Miguel Ortega, consegnatogli il notes, mi chiede di dargli un bacio, gentilmente rifiuto... furbo il vecchietto.!!!! Aldo gli dà un euro .
Giunti a Boadilla del Camino riusciamo a fare colazione, non è un granché, ma è meglio del niente..
Luca anche oggi è costretto a prendere l' autobus, non riesce più a camminare dalla tendinite che lo affligge, Wallace, il figlio della scrittrice brasiliana gli regala la pomata per cavalli utilizzata il giorno prima. Così anche oggi proseguo con Aldo. Durante il tragitto, mi colpiscono le tante signore anziane da sole a fare questo cammino, come la signora Pina che va avanti lentamente, mi chiedo come farà ad arrivare a Santiago, quanto ci impiegherà....
Arriviamo a Carrion de Los Condes, ritroviamo Luca e così tutti e tre andiamo in cerca di un albergue, i pellegrini arrivati a Carrion sono tantissimi, gli albergue sono tutti pieni e così riusciamo a sistemarci in un convento di suore, di lì a poco si riempirà anch'esso.
Decidiamo, avendo a disposizione la cucina del convento, di far spesa e saltare il solito " menù del dia ". Luca prepara un buon risotto con pistacchi, pancetta e zucchine , di secondo del formaggio spagnolo, pane e via a lasciare posto al gruppo di spagnoli che dopo di noi preparerà il proprio menù....
Alle h 20.00 vado nella chiesa di Santa Chiara per la messa dove ad ogni pellegrino per ogni nazionalità, viene fatto leggere un passo nella propria lingua, essendo l'unica italiana, stà a me leggere la lettura del mio paese.... che bello se avessi potuto dirlo in napoletano......!!!!!
Ritorno nel convento – albergue, le gambe le sento bollenti e cotte per il sole e via a ridare la crema di Aldo.
Trovo internet e rispondo alle e-mail che trovo nella mia posta, alle h 22.00 si spengono le luci è ora di andare a nanna . Domani tappa da 39 km... a Dio piacendo!

venerdì 17 luglio 2009

27/05/2009 TARDAJOS - ITERO DE LA VEGA

Stamattina dopo un' abbondante colazione la stazione meteo di Aldo faceva registrare cinque gradi!
Niente male per essere alla fine di maggio. Luca constatava con rammarico di non essere in condizione di camminare e fortunatamente riuscirà ad avere un passaggio dalla signora brasiliana che segue il figlio, anch'egli con una tendinite. Più tardi, Luca allevierà il dolore all'arto infiammato con una pomata per cavalli... e questo cammino quante sorprese che ci fa. Che sia la via del doping?
Il fatto è che quando si devono affrontare più di 800 km a piedi ( perché con le deviazioni, il percorso è più lungo e si dice che arrivi a misurare anche 830-850 km ), la gente cerca di prevenire e dietro porta di tutto anche le pomate per i cavalli, molto efficaci; antidolorifici e più chi ne ha, più ne aggiunge. Nel vedere un pellegrino in difficoltà ognuno cerca di donare la propria cura.
Ma la cura vera è quella che abbiamo dentro di noi, la nostra cocciutaggine, la forza di proseguire comunque sia...
Alle otto io e Aldo partiamo, lungo il percorso le persone che incontriamo sono di diverse nazionalità, molte di esse sole con i propri pensieri e le vane linee d'ombra... pochi sono in gruppo.
A volte i gruppi si formano al momento del saluto, si fanno due chiacchiere e si fa un po' di strada assieme, come ieri, quando abbiamo incontrato una ragazza svizzera del cantone italiano.Oggi, invece, abbiamo incontrato Jesus con sua moglie, sono spagnoli, molto cordiali, facciamo un pò di strada insieme poi li perdiamo in un bar.
Iniziamo ad attraversare le prime mesetas, paesaggi bellissimi tutti monocoltura, non una casa colonica, non una fontanella per bere, ma solo campi ed in questa zona si scorge in lontananza una catena montuosa con un po' di neve, probabilmente, sarà per l'influenza di questi monti che arriva un vento gelido che ci farà togliere i k-way solo alle h 13.00. Arrivati ad Hontanas in mezzo ad un campo adibito per il ristoro, sistemiamo gli zaini e cominciamo a sostare per la pausa alquanto breve..... i tempi di percorrenza sotto il primo sole farebbero andare in difficoltà chiunque, quindi dopo una mezz'oretta, con qualche sborbottare ( da parte di Aldo....!!! ), si riparte.....
Dopo le ore tredici il caldo si fa veramente sentire e sembra di non arrivare mai. Finalmente giungiamo al convento gestito dalla confraternita di Perugia ( Ermita S. Nicolas ), salutiamo gli hospitaleri e ci viene offerto il solito caffè ….trasparente, ma buono, soprattutto amaro.
Arrivati ad Itero de la Vega ritroviamo Luca ed espletata la solita routine per la registrazione e la doccia necessaria, andiamo a mangiare.
Luca ci racconta della signora brasiliana, la quale gli parla per sommi capi della sua vita e con nostro stupore, si sofferma sulla conoscenza con lo scrittore Paulo Coelho , il quale dopo aver ascoltato un giorno la sua storia, finalizzò il libro: “ Undici minuti”. Oggi questa signora è una scrittrice indipendente, non legata alle lobby editoriali ed ha scritto “ Il manoscritto di Sonia” con lo pseudonimo di Mariana Brasil, vive in Italia ed ha un figlio. Quante persone si incontrano e si lasciano lungo il cammino, ciascuno con i propri pensieri e qualche volta con il bisogno di implodere nel proprio sentiero dell'anima, il cammino è anche questo.
Ritorno in camera e mio malgrado noto che la mia caviglia è sempre gonfia, ma che le vesciche iniziano a venir fuori anche sul piede sinistro, stavolta tiro fuori l'ago ed il filo di cotone bianco ed incomincio il ricamo delle ampolle.... con betadine!!!!! Animo....

giovedì 16 luglio 2009

26/05/2009 ATAPUERCA - TARDAJOS

L'albergue ad Atapuerca era nuovo e confortevole, mi alzo riposata e finalmente il piede e la caviglia sempre gonfi non mi fanno più male, gli antibiotici da prendere per cinque giorni ogni otto ore stanno facendo effetto. Gherard in previsione di una tappa più breve parte in anticipo. Anche oggi fa freddo, c'è vento e l'unica nota positiva è che non piove, ma la giornata è autunnale.
Il percorso si snoda su un altopiano bellissimo, il fango rosso e le rocce sono il contorno di ciò che percorrerò oggi fino allo scollinamento della Sierra de Atapuerca dove in lontananza si può intravedere la città di Burgos. In cima al monte di valico noto una croce di legno con tanti sassi, alcuni di questi sono grandi per diametro e spessore, mi chiedo come li abbiano portati, se avranno usato dei trattori....e poco più in là tante pietre a formare dei cerchi come nei campi di grano....
Sono in compagnia di Aldo e Luca finalmente parlo un po' in italiano, raggiungiamo Gherard dolorante, gli chiedo se necessita d'aiuto, ma stringe i denti e mi fa segno che tutto è ok e che si fermerà a Burgos, la normale sofferenza del pellegrino con l'ottimizzazione del dolore: anticipare la tappa. Luca è un ragazzo lombardo giovane di 36 anni, Aldo è un baldo pensionato di Milano, ha 65 anni, mi sorprende il fatto che quest'ultimo ha uno zaino che pesa quindici chili ed appoggiato alle cinghie, ha anche un barometro e la bussola....
Anche a me mi è stata donata una bussola dalla mia amica Emanuela per non farmi perdere, Santiago è ad ovest e non sapendo dell'esistenza delle segnaletiche del cammino, me l'ha consegnata. Mia sorella, invece, nel sapere della mia partenza è rimasta senza parole come se le si fosse abbassata la voce di colpo, lei che non si zittisce nemmeno per un attimo.....sono riuscita a farla tacere!!!!!!
Luca per i postumi di una tendinite si attarda, proseguo con Aldo, arrivati a Burgos attraversiamo la città scorgendo le solite bellissime cicogne ed i loro nidi; la cattedrale anche qui è un cantiere a cielo aperto. Ci fermiamo ai giardini lungo la via cittadina a mangiare io un bocadillo, Aldo la sua mela con la cioccolata; ognuno ha il suo carburante!
Mentre “bivacchiamo”, in lontananza scorgiamo Luca, il vocione di Aldo riesce a sovrastare anche il traffico delle macchine rumorose e a farsi notare dal nostro pellegrino dolorante e man mano che si andrà avanti saremo un po' tutti doloranti, chi zoppica di qua chi di là, tutti a stringere i denti.......
Arriviamo tutti e tre all'albergue di Tardajos, molto spartano e qui incontriamo un po' di pellegrini in fila ed anche una signora brasiliana trasferitasi in Italia, qui a seguire il figlio che, nel frattempo, prepara una tesi sul cammino di Santiago, lo segue perché anche il ragazzo patisce una tendinite e quindi è lì per aiutarlo in caso di necessità. Scorgo anche due “turisti pellegrini”non so se inglesi o svedesi ( definisco così quelle persone che sono a qui per puro sfottò, per creare scompiglio e basta ) un po' rumorosi e che a prima vista e a pelle mi disturba il solo intravederli, una sensazione nuova e condivisa anche dai miei due compagni di viaggio.
La sistemazione nell'albergue è avvenuta in una camera con soli due letti a castello, così siamo io, Aldo, Luca ed Hannette una tedesca che vive a Majorca ed anche lei qui a fare il cammino a piccole tappe un po' per volta, i tedeschi, i francesi, gli italiani e gli spagnoli sono le comunità più numerose
Quello che mi colpisce di questa parte della Spagna ( partendo dalla regione Navarra, dalla Rioja e dalla Castilla y Leon ), è la terra rossa e quando piove viene giù a fiumi, soprattutto nei boschi attraversati sino ad ora.
Non so cosa mi porterà a percepire questo cammino, certo che di aspettative non bisogna averne tante, ma se ne hanno di attese , i problemi di ieri sono presenti anche oggi e forse la soluzione non è poi così lontana.
Ho il tempo di entrare a fare l'agognata doccia ristoratrice ed ecco che dall'Italia mi chiama il mio ex collega Paolo dalla mia ex azienda, ho con me il marsupio con il telefono ecco perché riesco a rispondere, sono velocissima nella conversazione ho il credito che sta ultimando le ultime energie …ma è comunque un piacere che chi ha condiviso con me questi anni lavorativi non mi abbia ancora dimenticata.
Il cammino è quello che facciamo dentro di noi per noi forse per trovare delle risposte che non vogliamo accettare, ma che sappiamo già...tutto il resto è la realtà che abbiamo lasciato e che ritroveremo inesorabile al nostro ritorno a quando affronteremo senza paura, senza vigliaccheria con forza che tutto passi, lasciando che tutto accada...
Finalmente si va a cena in un ristorante molto “pellegrino”, ormai non ci facciamo più caso, con noi si unisce una signora di Piacenza ( Piera ) che mi ricorda tanto la madre della mia amica Emanuela.
La signora Piera ci racconta che questo non è il primo cammino, ne ha fatti diversi, ma sente sempre ogni volta la necessità di ritornare, ogni volta è diverso il cammino che fa. Piera è seduta a capotavola, vicino a me, è una donna esile, minuta e molto dolce, il marito è rimasto a casa ad oziare nello smog della propria pigrizia, mi racconta. Di fronte mi ritrovo la tedesca Hannette che parla molto bene lo spagnolo, vive e lavora a Majorca, ha una figlia che studia. Mi parla delle opportunità di lavoro a sfruttare l'esperienza del cammino come guida e di valutare la possibilità di un cambiamento radicale....tra il dire ed fare c'è di mezzo il mare.
Ritorniamo nell'albergue dove Luca ci racconta due tappe del suo diario di viaggio, anche questa giornata è trascorsa con nuove immagini, nuove persone e nuove percezioni, in camera quando ritorna anche Hannette si spegne la luce e ci si immerge nel meritato riposo. Notte.

25/05/2009 VILLAFRANCA MONTES DE OCA - ATAPUERCA

Come previsto inizia quest'altra giornata di pioggia, ma tutta la notte ha diluviato, almeno la pioggerellina di quest'oggi, mi sembra già una concessione climatica .
Gherard è partito assieme a me, è freddo e sicuramente il mio abbigliamento non è abbastanza, ma al prossimo cammino sicuramente sarò più attrezzata...
Attraversiamo un bosco dove gli unici incontri che facciamo sono un gregge di pecore, percorriamo circa sette chilometri di salita per poi continuare su uno strada sterrata piena di fango rosso e sassi, la vegetazione ai bordi riesce in qualche modo a farci divincolare dalla melma che, ormai, ha già raggiunto le caviglie, siamo a più di 1100 metri d'altezza e pensare che, mi ero alzata con la caviglia destra gonfia per l' infezione dell'ampolla al tallone dello stesso piede che inesorabilmente, stava salendo lungo la caviglia dolorante solo a riposo per fortuna..... Urge arrivare ad una farmacia e visto il freddo, visto il mio piede malconcio, decido di fare sosta ad Atapueca dove una farmacia è presente, ma anche qui, le attività sono spostate in orari non usuali, infatti, arriviamo prestissimo in paese ( alle h 10.30 ), l' arbergue aprirà solo alle h 13.30, ma molto cortesemente le hospitalere ci fanno lasciare gli zaini, così possiamo andare nell'unico bar del paese al caldo ed a mettere sotto i denti qualcosa, visto che la colazione fatta a Villafranca M. de Oca è già ampiamente digerita.
Il bar è meta di pellegrini arrivati, come me e Gherard in anticipo, nessun italiano, continuo a sentir parlare in tedesco tra un “ bocadillo” ed un caffè con leche, ma c'è chi preferisce anche qualche cognac visto il clima...
Arriva finalmente l'orario fatidico per l'ennesima registrazione nell'albergue municipal,oggi, a differenza dei 37 km di ieri, mi fermo solo a 21 km. Rivedo qualche pellegrino visto nei giorni passati... tutti stranieri e dopo la doccia, finalmente dopo aver sostato sotto una calda coperta, mi reco in farmacia, dove senza ricetta ( per fortuna ), la dottoressa vedendo il tallone ed il gonfiore alla caviglia, mi dà degli antibiotici in compresse con una pomata sempre antibiotica, garze, cerotto, betadine, regalandomi il burro cacao per le labbra, che, stanno anch'esse, risentendo del freddo, anch'io, adesso, ho la mia farmacia ambulante.....un altro peso in più per il mio già sfinito zaino....qualche cucitura inizia a sfibrarsi, ma sono ottimista, sono convinta che mi porterà sino a Santiago.
L'ambiente è cortese e di grande rispetto per i pellegrini, lo stesso piccolo regalo della dottoressa mi ha fatto piacere, tante volte delle piccole attenzioni possono colpire più di grandi regali.
Nonostante ad Atapuerca ci sia il sito archeologico più grande d'Europa non mi reco a visitarlo, rivado al bar e ritrovo Gherard, il quale mi regala Fredrick un angelo di ghisa che a suo dire in uno stentato inglese, sarà la mia guida in questo cammino ed insiste anche per darmi un orologio che mi servirà per non consultare l'ora sul cellulare, visto che piove di continuo e secondo lui non devo preoccuparmi nel restituirlo perché è solo un orologio avuto con i punti benzina, non riesco a rifiutare dall'insistenza. Ricorderò quest'episodio perché persone che non ti conoscono lungo il cammino sono pronte ad offrirti aiuto e disponibilità nel bisogno e non solo, anche solo per chiacchierare e comunicare le proprie sensazioni. Gherard ha con sé sul suo I-Pod tutta la sua famiglia, immagini della moglie, delle figlie, i fidanzati di queste ultime e me le fa vedere tutte, forse casa gli manca, ma anche lui, inizia a soffrire di una tendinite ed a trattarla con la sua farmacia ambulante...
Nel tardo pomeriggio finalmente sento parlare in italiano e chi scorgo? I due lombardi: Aldo e Luca,
incontrati il primo giorno a Saint Jean Pied de Port . Intanto, tramite sms le due ragazze di Varese continuano il loro cammino è una gioia sapere che stanno bene. Fuori continua a piovere e al bar chiedo un sacco di plastica nera per coprire lo zaino l'indomani, visto che quasi sicuramente, sarà un'altra giornata di pioggia.
Ed anche questa giornata ha il suo epilogo in un buon riposo sotto una calda coperta per mia fortuna la stanza è confortevole, siamo solo in cinque, tre spagnole, io e Gherard.
Silenzio si dorme.

24/05/2009 SANTO DOMINGO DE LA CALZADA - VILLAFRANCA MONTES DE OCA

Oggi la giornata è iniziata veramente male, mi sono alzata che quasi non riuscivo a camminare, il tallone del piede destro e la caviglia gonfi. A stento sono riuscita a calzare le scarpe e una volta partita ho stretto i denti, all'inizio il dolore si fa sentire dopo un po' mi abituo...
Arrivata a Granon, ho fatto una sosta e bevuto un latte con nesquik ed ho preso un antidolorifico, un semplice “moment”, sono in compagnia di Gherard ed Edwin.
Gherard tira fuori dallo zaino la sua farmacia ambulante, c'è di tutto, così mi fascio la caviglia e tolgo la medicazione fatta due giorni prima dalla signora friulana ( Laura ), mettendoci una pomata tedesca e fasciando la caviglia..... il bello è che dopo un po' il dolore diminuisce d'intensità e riparto.
Purtroppo è venuto a piovere e lo zaino scoperto si è inzuppato tutto, fortuna che le cose avvolte nelle buste di plastica hanno resistito, ma le mie poche medicine si sono inzuppate tutte... compreso il diario... un disastro, non ho ancora raggiunto una cittadina abbastanza grande da poter acquistare un copri-zaino ed opps....Completamente fradicia, decidiamo di fermarci a mangiare a Belorado, mi cambio e metto un paio di pantalocini elasticizzati termici, fa freddo sembra una giornata di novembre, devo dire che non sono abituata più a mangiare a pranzo un pasto completo e tra l'altro non è stato un gran pranzo... e siamo a due … di pasti fallati.
Ancora pioggia e meno male che il prossimo albergue è a dieci km circa..........
Il cammino a volte sembra la vita di ognuno di noi che scorre, quando siamo nella nostra realtà, le difficoltà, le esaltazioni, tutto è legato ad un filo, basta un niente anche un temporale per far si che ci rendiamo conto che siamo infinitamente piccoli e inermi. E sono nuovamente bagnata fradicia, ma quand'è che potrò usare la mia crema solareeee.....!!!!!!
Arrivati io e Gherard all'albergue di Villafranca Montes de Oca, andiamo a registrarci e prendiamo gli ultimi posti disponibili, nel frattempo Edwin che avevamo perso lungo il percorso, lo vediamo arrivare con un'altra pellegrina americana, ma non troveranno posto, li rivedremo nell'unico bar, alimentare, osteria e di tutto di più del paese; ci diranno che saranno costretti a prendere l'autobus per il paese successivo con albergue, naturalmente e cioè : San Juan de Ortega, in quanto, fuori ormai è buio e piove a dirotto non ci resta che salutarli e dire ad entrambi: buen camino..............
Il bar dove ci approvvigioniamo di provviste alimentari è una tipica osteria di montagna, ha il camino acceso che per essere al 24 maggio è tutto un dire, ma non dobbiamo dimenticare che siamo quasi a 1000 metri e dopo tutta la pioggia presa dalle prime ore della mattina sono un po' infreddolita, la tuta invernale che ho con me ( l' unico abbigliamento pesante ), sembra non essere sufficiente, ai piedi ho i sandali , le scarpe le ho lasciate ad asciugare in albergue. Intorno a me, ci sono solo tedeschi, uomini e donne, bevono vino rosso in gran quantità, ma si sa, son abituati , io preferisco la coca cola e dopo aver mangiato quel tanto che basta e sistemato alla meno peggio il tallone e la caviglia destra, si va a nanna e domani è un'altra giornata..... uggiosa a sentir le previsioni.

mercoledì 15 luglio 2009

23/05/2009 Navarrete - Santo Domingo de la Calzada

Alle h 6.30 sono uscita dall' hotel privato ed ho iniziato ad incamminarmi per Santo Domingo de la Calzada, è freddo e buio, fare colazione non è stato possibile, qui in Spagna tutto è indietro di due ore rispetto all'Italia, i bar se và bene, aprono verso le dieci, quindi come al solito per ovviare al vuoto famelico del mio stomaco mangio un “ platano”, anzi più di uno... di scorta ho sempre anche delle baguette che , devo dire, sono buone ed anche leggermente salate.
Inizia a piovere leggermente e questo non mi fa prevedere niente di buono, lo zaino non è provvisto di copertura per la pioggia, ma tutto ciò che è dentro l' ho messo, come mi ha consigliato un pellegrino ( Luciano di Pistoia ) nei sacchi di plastica ed anche il marsupio l'ho incartato in una busta della spesa! Cosa si fa per non bagnare la credenziale.
Il buio di una cittadina vuota e sconosciuta, mi fanno andare avanti timorosa e sempre di più scopro che questo cammino mi sta facendo scoprire, che, pensavo di saper stare da sola, ma non è così...ma continuo con il mio passo e sarà il dolore che sento al tallone che molto probabilmente, mi fa sentire tanto vulnerabile.
Smette di piovere, si fa giorno ed ecco che dietro di me scorgo in lontananza due zaini, uno di questi è Enrico, il compagno di stanza della notte trascorsa, ha un buon passo, parliamo dei suoi cammini ( ne ha fatti quattro ) ed ancora è a farne un altro senza sapere il perché, ma secondo me, gli dico che molto probabilmente ha avuto fretta di guardare con gli occhi, senza aver tempo di osservare con il cuore, mi guarda stupìto , dandomi ragione, rimane in silenzio per un po', dopodiché, mi racconta che avrebbe desiderio fare il cammino di Marco Polo, quello della seta 4500 km..... non mi attira l'avventura di un cammino così, ma ognuno ha i suoi momenti, le sue motivazioni, le proprie percezioni. Ognuno, ha il suo cammino.
Giungiamo a Najera ed è uno spettacolo poter osservare le roccie rosse con l' arrivo delle cicogne in gruppi molto numerosi, mai viste tante, tutte vanno a prendere posto nelle insenature delle roccie, qui in Spagna le cicogne sono un monumento guai a non rispettarle e mi chiedo come mai da noi, in Italia non se ne vedono tante, semplicemente perché gli sparano , mi dice Enrico. Che crudeltà, Il nostro paese è anche questo.
Io ed Enrico ci salutiamo appena fuori da Azofra, rimane ad aspettare le altre due signore friulane che lo stanno accompagnando.
Ad Azofra incontro un signore tedesco ( Gherard Artmann ) anche lui da solo, parla solo tedesco e mastica un po' di inglese... come me, ma riusciamo a comunicare ugualmente, mi dice di essere partito lasciando la sua attività ( ha una concessionaria Volksvagen, in Germania ) ed una bella famiglia che lo aspetta, ha già prenotato l' aereo per il ritorno per il giorno 25/06/2009, ha in mente di fare delle tappe non molto lunghe e che grazie al cammino è riuscito a perdere la pancia, visto che i suoi amici lo avevano soprannominato: Gerard Depardieu !!!
Continuo a proseguire e Gherard rimane assieme a me, incontriamo un altro signore tedesco, questa volta più giovane , si chiama Edwin ( Gherard ha 60 anni, Edwin- Hotto ne ha 49 ), dopo il saluto classico del pellegrino, si inizia a parlare, mi racconta di avere in Germania una concessionaria di motociclette ( Moto Guzzi ), di essere stato anche lui come Gherard in Italia al nord e di averla girata con la moto . Con Edwin le opportunità di colloquio sono più estese, parla sia un po' di francese che di inglese e se non ci si comprende in una lingua si usa l'altra.... ottimizzando anche un po' di spagnolo che non fa mai male! Man mano che proseguiamo tutti e tre lo scorcio del paesaggio ci fa ammirare gli altipiani montuosi con la neve e fa uno strano effetto. Edwin non è al suo primo cammino e la prova è ad una deviazione, ci porta dritti dentro un campo con lavori in corso e riusciamo a sbucare dove ci sono nuovamente le frecce gialle....
Ripenso a tutte le persone incontrate, a quelle lasciate indietro e quasi mi dispiace, ripenso all' ultima volta che ho rivisto Maghnuss a Los Arcos dove avevo preso l' ultimo letto disponibile e lui che era arrivato appena mezz' ora più tardi era rimasto a dover andare in un albergue privato, ci siamo salutati con gioia fraterna...non lo rincontrerò successivamente, come tutti i pellegrini conosciuti nelle prime due tappe.
Arriviamo a Santo Domingo de la Calzada solita trafila per la registrazione all' albergue, doccia, lavaggio dei panni se necessario e se và tutto bene si asciugano all'aperto, altrimenti l'indomani è facile vedere gli zaini con sopra fissati con le spille da balia i calzini, la maglia indossata il giorno prima.... Tutto a livello di tempistica viene ottimizzato. In camera c'è anche una signora che viene dal Sud Africa, nessun italiano, sono l'unica e mi sembra di risentire a cena la babele di lingue constatata già in precedenza.
Adesso capisco i tanti pellegrini con i loro sguardi incerti in determinate situazioni, molti sembrano a volte essere emotivamente trasportati dalle sensazioni positive di tante culture diverse, in balìa del proprio ed altrui cammino. Ultreya !!!

martedì 14 luglio 2009

22/05/2009 Los Arcos - Navarrete

22/05/2009 Los Arcos – Navarrete

Nella serata di ieri, prima di andare a letto e dopo aver trattato le ampolle con gli sconsigliati cerotti Compeed, questa mattina mi sono alzata al solito di buon' ora, anche perché se non metti la sveglia dopo un po' sono gli altri che ti svegliano e già il tallone del piede destro si fa sentire... per quel fastidioso dolore, non do retta al primo acciacco e fortunatamente riesco a calzare la scarpa. Le partenze sono scaglionate in orari a volte un po' particolari, certi pellegrini ( tedeschi e spagnoli per lo più ), si alzano per partire al buio, verso le h 04.30, il tempo di mettere qualcosa sotto i denti e via. Io preferisco levarmi alle sei, preparare il sacco a pelo, troppo ingombrante, ma ciò nonostante, ogni mattina trovo sempre il rimedio di posizionarlo nello zaino...l' inventiva dei napoletani è nel mio dna!!!
Esco dall' albergue alle h 07.10, come stabilito aspetto Aldo e Luca ( i due milanesi ), il parmense con la sua bici partirà più tardi alle h 8.30. La notte è passata benino, solito caldo e solite serate luminose spagnole, il sole tramonta tardi e c'è luce fino alle h 22.30, ma si riesce ugualmente a dormire, nonostante i russatori incalliti, nonostante la stanchezza e nonostante tutto quanto ti pesa nella testa e a cui non sai dare una cornice....
Partiamo e durante il tragitto ci raggiunge il parmense, solare come sempre ed amichevole ci saluta e si allontana, non lo rivedrò nelle tappe successive, un altro viso che comporrà il puzzle d' immagini di questo cammino.
Man mano che si procede, la giornata si preannuncia calda, Luca si attarda, una tendinite lo stà affliggendo dall' inizio e ci dice di andare, io ed Aldo proseguiamo insieme ancora per un po', s' incominciano ad intravedere i campanili delle chiese con le innumerevoli cicogne che stanno arrivando dall' Africa con le loro costruzioni di nidi perfetti.
Aldo si ferma per aspattere Luca, io proseguo ed inesorabilmente ci si perde, ma ognuno ha il suo cammino.... Il caldo oggi si fa sentire, arrivo a Logrono, dopo aver messo il sello lungo il tragitto in un punto tappa alquanto famoso da quello che dicono le guide; la signora con il banchetto ferma ad aspettare i pellegrini al caldo, prosegue la tradizione iniziata dalla madre, che non c'è più, è gentile e pronta a dare un po' d' acqua ed informazioni preziose a chi le richiede, è l' unica cosa bella di Logrono.
Arrivo in città che sono stanca e come al solito i contesti cittadini mi snervano, soprattutto, quando sono ad attraversare un quartiere periferico, dove incontro due adolescenti, mi sembrano rom dal colore della pelle e molto maleducati, ho come la sensazione di ritrovarmi in un quartiere napoletano (probabilmente ripercorrere ieri sera, a cena, le storie e gli aneddoti napoletani condizionano negativamente il proseguo e le mie sentinelle sono allertate.....) ma fanno bene a star lontani, perché oggi alla prima avvisaglia di “ cozzaglia” per come sono incazzata, li avrei sbranati (ò_ò), mi rendo conto di essere poco pellegrina ad aver certi pensieri, ma probabilmente, questo cammino mi servirà anche a limare, le mie diffidenze. Mi accingo ad uscire da Logrono e devo constatare per l' ennesima volta che ci vuole un po' ad attraversarla, sono stanca, sola e mi sento triste. Per la prima volta c'è un aspetto del cammino in questa tappa che non mi piace, mi disturba e mi riporta ad affrontare forse le mie paure, ma ciò nonostante, vado avanti e non voglio in nessun modo essere intimorita, o subire sensazioni negative, tutto ha un senso , bisogna solo avere occhi per guardare e sguardo per vedere la propria anima con una consapevolezza più acuta e serenamente accettare ed affrontare anche queste sfide.....
Come se non bastasse, arrivo a Navarrete ed all' albergue municipal non c'è posto' sono già le h 16.00 e l' idea di dovermi fare altri sedici chilometri non mi garba per niente, arriverei tardi e sono già 41 i km percorsi per arrivare dove sono. L' hospitalero in spagnolo mi indirizza verso un' hotel privato, vado alla ricerca di quest' ultimo e dopo diverse peripezie, finalmente trovo il posto dove dormire, non mi è andata male per dieci euro sono in una stanza con un italiano ( Enrico ) e l' ambiente è nuovo e confortevole. Dopo la doccia, con il pellegrino Enrico andiamo da due sue amiche friulane che sono state sistemate in un altro ambiente, una casa trasformata in albergue, decidiamo di andare a fare tutti insieme la spesa, abbiamo la cucina a disposizione e Laura, l' amica di Enrico si mette all' opera …. Si mangia bene e si socializza in maniera rumorosa … il vino spagnolo fa anche questo.... !!!
Laura nota che zoppico e mi fa presente che con sé ha portato una piccola farmacia, si propone di medicare il mio tallone ed alla vista di esso, rimane perplessa e mi chiede come ho fatto a camminare con un 'infezione così avanzata. Il dolore quando cammini dopo mi passa, quasi a non sentirlo più, a volte senti gli stinchi , le ossa che ti fanno un po' male, ma inevitabilmente è come se il corpo si abituasse e superi via via ogni piccolo allarme. Dopo avermi fasciato da vera infermiera il tallone e la caviglia destra, mi dice che è qui a fare questo cammino senza un motivo particolare, ma si sente che è una persona molto credente, discreta mi dice che ha desiderio di arrivare a Santiago a Dio piacendo …. Mi congedo andare a dormire, domani si parte per un 'altra tappa.

lunedì 13 luglio 2009

21/05/2009 Puente La Reina - Los Arcos

La mattinata si preannuncia calda, finalmente ...forse oggi potrò esclamare la fatidica frase: “ mucho calor “ !!!
I percorsi sono su strade sterrate che attraversano la regione Navarra che è tutta da scoprire, le chiese lungo il percorso sono tante ed esteriormente tutte belle, ma non riusciamo mai ad entrarvi perchè la mattina sono sempre chiuse. Arrivate ad Estella sento un leggero fastidio ai piedi, giusto il tempo di darci un 'occhiata ed ho mio malgrado le prime vesciche
Anche le scarpe sembrano non ammortizzare più e probabile che siano i piedi sofferenti a darmi le prime avvisaglie di cosa voglia realmente significare camminare di media dalle nove alle dieci ore al giorno. Decido di recarmi in farmacia a comprare i cerotti Compeed per trattare le ampolle..... Uscita dalla farmacia non tratto subito i talloni e sarà un errore...
Anche oggi quasi dieci ore di cammino con la differenza che ad Estella io e Gabriella ci siamo separate, lei avrebbe aspettato la sua compagna di viaggio attardata ed io avrei continuato il mio percorso.
Il mio cammino in solitaria solitudine per la prima volta si scontra con la realtà del peregrinare per posti non conosciuti e non mi sento più tanto sicura sul percorso , spesso la paura di sbagliare strada ti fanno andare avanti con una relativa incertezza che quasi dà fastidio. Ho camminato sotto un sole cocente oggi e per campi con la classica terra rossa che ti entra nelle scarpe e nelle calze con una facilità estrema, a volte mi sono ritrovata ad avere la sensazione quasi di strisciare i piedi per il sole battente e dal non vedere anima viva, mi chiedo dove sono finiti tutti? Avrò sbagliato strada? Ma appena mi ritrovo a fare di questi pensieri , subito lo scorcio di una freccia gialla che ti indica che stai andando nella giusta direzione , oppure i cumuli di sassi che sono il segno che lasciano i pellegrini per far capire a chi passerà di lì a poco che quella è la strada......
Incontro finalmente uno svizzero già visto qualche tappa precedente, Lothar, facciamo un po' di strada insieme. Lothar mi racconta che sta scrivendo un libro sul cammino e che è già arrivato alla stesura del decimo capitolo. Arriviamo al monastero di Hirache dove c'è la famosa fonte del vino e dell' acqua e qui prendo una buona tazza di vino rosso , l'atmosfera è festosa, arrivano altre persone che scendono da un pullman, sono turisti e sorpresi dal vino gratis che scorre a richiesta... si animano. Chissà perchè il vino unisce sempre le culture più diverse e fa relazionare le menti anche più scostanti....la magia di bacco!!!
Riparto salutando il pellegrino Lothar e m' incammino per Los Arcos, appena superato il monastero di Hirache seduti a riposare rivedo i due pellegrini lombardi Aldo e Luca, mi dicono di riposarmi un po', non so se sono sconvolta dalla stanchezza oppure cosa, ma preferisco proseguire e li saluto dandoci appuntamento al prossimo incontro. Sembra quasi che io abbia fretta.... non so spiegarmelo, a volte vado troppo veloce, mi tuffo nei pensieri e mi ritrovo ad avere un' andatura alta, quando ritorno sulla terra vado normale.....
Arrivata a Los Arcos ( sono le h 17.00 ), mi presento all' albergue municipal, l'hospitalero Juan , mi consegna il pass per l' ultimo letto ancora disponibile, quando và a mettere il sello sulla credenziale e si rende conto da dove sono partita, mi prende lo zaino dalle spalle e me lo appoggia a terra, una ragazza spagnola ( Imma ) che era lì con lui, mi dà una sedia per farmi sedere... anche oggi ho fatto 44 km.....non sto facendo una gara , né con me stessa, né con nessun altro, ho solo voglia di scoprire ogni volta cose di me e del cammino nuove e di analizzarle tutte.....Ognuno di noi fa il suo cammino, sono tanti i ragazzi e le ragazze da soli , a volte lì vedi quasi smarriti, timidi ; altre volte sicuri o carichi di sofferenza per un dolore qualsiasi che attraversa il corpo , il male dell' anima quello è più imperscrutabile......... Fatta la meritata doccia ritorno nella camerata la spagnola che era all'accoglienza socializza un po', così si fa avanti un italiano di Parma ex manager Parmalat.
Racconta di essere in bici, ha una mountain bike ammortizzata e che ha intenzione di fare una sessantina di km al giorno. Gli chiedo come mai ha voluto fare il cammino, mi racconta che dopo tanti anni passati in Parmalat si era licenziato, non ne poteva più e che dopo avrebbe ripensato a rimettersi in gioco nuovamente, un po' quello che stavo facendo anch' io , solo che a differenza di lui io ero stata licenziata, vittima della crisi o della stupidità altrui non aveva importanza, l' importante era prendere visione del proprio cambiamento in maniera sana e porsi per il futuro in maniera ottimista proponendosi senza sotterfugi, umilmente.
Si fa ora di cena ,andiamo in cerca di un buon ristorante che faccia il “menù del dia”, in piazza mentre bevo il doping del mio cammino..... ( una coca – cola! ), incontro Aldo e Luca, andiamo tutti a cena e finalmente mangiamo bene e tanto. A tavola si parla con il parmense del suo passato da militare a Napoli, racconta di posti e situazioni folkloristiche, da napoletani insomma e mi rituffo a quando ero a Napoli, ai miei ricordi ed al fatto di non sentire legami, ma constatare solo nostalgia per un passato che non c'è più e non ci sarà più.
Si esce per far ritorno nell' albergue è ora di andare a nanna e non bisogna sgarrare se no ti lasciano fuori, il cammino è anche questo “ ordine e disciplina” !!!
Bella serata con bella gente. Sono finalmente a letto i piedi, le gambe fanno un po' i capricci, ma presto non li ascolterò … ho sonno.... notte.

giovedì 9 luglio 2009

20/05/2009 Larrasoana - Puente La Reina

Dormito con difficoltà a causa dei russatori incalliti, quelli ,cioè, che non usano i cerotti sul naso, ma si sa alla fine si rimedia a tutto.

Ripenso ai volti incontrati il giorno dell' arrivo a Saint Jean Pied de Port le due americane ( la bionda e la mora di colore ), la giapponese con zaino grande, zaino piccolo e borsetta........ minuta, sempre sorridente e sempre a scrivere su un quaderno ad ogni sosta dove è capitato incontrarla....Secondo me e la Gabriella , molto probabilmente era qui al cammino per scrivere una guida!! Ripenso alle due inglesi ed al ragazzo svedese (Maghnuss), alle vesciche di una di queste ed alle varie soluzioni a malapena comunicate con uno stentato inglese, ma alla fine, ci si capisce ugualmente anche a gesti. Congetture, eccesso di raziocinio o solamente il voler ad ogni costo capire perché gli altri pellegrini erano a fare il cammino , cosa li spingeva, quali fossero le aspettative, se mai ce ne fossero state. Spesso mi sono chiesta perché ero lì, sapevo solo che era giunto il tempo per esserci senza voler dare troppe spiegazioni a me stessa, perché le motivazioni che mi ero data sino ad allora erano solo scuse.

Sono convinta che niente accade mai per caso, qualunque cosa sia, bella o brutta che sia la vita ci porta spesso a dei bivi, a scelte che probabilmente non faremo mai o ne subiremo gli effetti per sempre.

I pensieri durante il camminare anche se sei in compagnia sono tanti e questi ne sono alcuni, siamo io e la pellegrina Gabriella, a volte così vicine, ma così lontane allo stesso tempo. La tappa di oggi l' abbiamo un po' reinventata perchè fermarsi a Pamplona, significherebbe fare solo 16,5 km da quello che scrivono le guide e a noi sembrano pochi ed andando avanti si guadagnerebbe qualche giorno. Susi si è come al solito staccata , intanto , arriviamo a Pamplona il desiderio è di entrare in cattedrale, ma questo periodo la Spagna è tutta un cantiere, qui sono in preparazione della festa di S. Firmin … peccato sono in tanti a rimanere delusi gli stessi spagnoli per esempio. Per uscire da Pamplona, dopo aver fatto le solite provviste alimentari, c' impieghiamo un' ora e mezza, tantissimo, seguendo le solite frecce gialle sembra di girare “ al tondo “, alla fine arriviamo all' università, un cartello ci dice che nell' ateneo c'è l' accoglienza per i pellegrini ed il sello.

Fatto ciò, finalmente siamo sulla strada che ci porta fuori da Pamplona. In verità, non amo molto l' arrivo nelle grandi città, mi sento meglio tra i campi , o i piccoli borghi contadini, il contrasto è molto forte per me e faccio di tutto per uscire sempre velocemente dai contesti cittadini.

Oggi la giornata, finalmente, è soleggiata aspetto con ansia di poter usare la mia crema solare protezione 50+ e dire la fatidica frase : Mucho calor!!!!!

Arrivate a Cizur Menor si osserva la città di Pamplona in lontananza e più avanti si incominciano a notare le eliche dell' energia eolica che ci accompagneranno all' Alto del Perdòn.

Incontriamo due spagnoli in bicicletta ( Manholo ed Emanuel ) ci fermiamo a consultare le loro cartine con i vari scollinamenti che ancora ci attendono, questa volta sempre più spesso si dialoga in spagnolo stentatamente.... Dopo le foto di rito, salutiamo i due ciclisti e si prosegue; Susi è ancora indietro, esattamente a Pamplona, staccata per 12 km circa.

Giunte ad Uterga ci fermiamo a mangiare la frutta comprata ( el platano , cioè : le banane ) che a momenti sembra diventare sciroppata.... dal caldo. Sarà stato il primo caldo, sarà stata la stanchezza ci rendiamo conto che dobbiamo fare necessariamente altri 7 km per arrivare ad un albergue, esattamente a Puente La Reina.

Arriviamo alle h 17.00 molto stanche, inizia a piovere e reincontriamo i due pellegrini lombardi ( Aldo e Luca ) ed un altro italiano, Andrea bresciano, ci conteggiano i km percorsi oggi che non sono pochi.... 45... Siamo riuscite a farci dare il posto letto anche per la pellegrina attardata, che, nel frattempo all' Alto del perdòn è stata colta da un temporale con grandinata, la strada diventa inpercorribile quando ci sono queste perturbazioni e Susi suo malgrado è costretta a prendere un taxi ad Uterga che la porta a Puente La Reina, anche lei , appare molto stanca.

Dopo la doccia ed aver sistemato gli zaini ,la serata termina con un menù del dia non azzeccato, peccato mangiare male mi mette di cattivo umore, ma è diverso, sono più tollerante. Quest' esperienza, mi porterà a non scegliere più piatti italiani , ma si sa la stanchezza annebbia il cervello!!!


mercoledì 8 luglio 2009

19/05/2009 Roncisvalle - Larrasoana

Alle h 6.00 veniamo svegliati nell' albergue di Roncisvalle dalle musiche corali dei canti gregoriani

è un 'atmosfera unica e particolare, il risveglio delicato.

Mi rendo subito conto che qui il mondo è presente, c'è gente di tutte le razze ed incomincio a stilare l' elenco delle nazioni : Brasile, Stati Uniti, Nuova Zelanda, Korea, Slovacchia, Finlandia, Canada, Giappone, Spagna, Francia, Germania, Italia.....

Anche questa tappa la cammino assieme alle pellegrine di Varese ( Susi e Gabriella ), anche oggi la giornata è fredda e con la nebbia , anche oggi siamo state costrette al lasciare Susi indietro, il prossimo albergue a Larrasoana ha solo 30 posti, la nostra preoccupazione è che arrivando tardi si resti fuori e costrette ad andare avanti nel cammino fino al prossimo albergue situato a Zubiri.

Siamo partite relativamente tardi, alle h 08.45 dopo la colazione obbligata fatta da un ricco caffè con leche , pane , burro e marmellata ( è il carburante per ogni pellegrino ) e mi stò già abituando al loro caffè con leche, io che ero una degustatrice di caffè, mi adeguo ad una blanda bevanda marrone ed anche trasparente... aimhè sono lontani i caffè della mia collega Marta..... col tempo diverrà buono tutto.

La sosta a Roncisvalle mi resterà nel cuore per l' atmosfera particolare, per la messa nella chiesa antistante l' albergue con la benedizione dei pellegrini in tutte le lingue delle nazioni presenti. Man mano che cammino, rivedo le persone che ho visto a Bayonne quando sono salita sul trenino che mi portava a S.J.P. De Port, sono volti che incontrerò durante il tragitto e che non dimenticherò e come se facessero parte di una famiglia allargata ( l' americana biondissima e con la sua elegante tutina rosa, chiarissima di pelle e la sua amica tutto l' opposto e di colore, solari come non mai ), tutte le volte che si arriva alla fine di una tappa ci si domanda dove possano essere...

Il percorso è fatto di montagne pirenaiche che portano verso Pamplona, si sale e si scende su strade tortuose e non, incomincio a rendermi conto che forse l' inesperienza o la speranza del sole , mi abbiano fatto sbagliare a scegliere le scarpe, ho un paio di North Face da trekking estive che sono in realtà una scarpa ginnica rinforzata, qui ci vogliono i classici scarponi che ho a casa.....................

Finalmente la giornata si riscalda ho nuovamente indossato i pantaloni lunghi da viaggio ( ho solo quelli che ho con me per il viaggio di andata e ritorno, il resto tutte “braghine” corte ) e la camicia a manica lunga.

Arriviamo a Roncisvalle e sono le 13.00, mettiamo io e Gabriella gli zaini in fila e nel frattempo incominciamo a lavare i panni che avevamo indossato nella fontana fuori l' albergue.... le panchine al sole fanno da stendini ed i panni si asciugano nel giro di poco, la nostra ottimizzazione dei tempi fa sì che anche tutti gli altri pellegrini, inizino a lavarsi i panni..!

Noto un signore giapponese sui 50 anni impeccabile camicia azzurra a manica lunga , pantaloni scuri lunghi e nemmeno una stilla di sudore, mi chiedo come faccia . Gabriella mi dà una lezione sull' epidermide giapponese... secondo lei non sudano e quando si lavano i capelli escono dalla doccia già asciutti.... ed è vero l' avevo notata la sera prima a Roncisvalle con delle ragazze che erano uscite con i capelli bagnati e subito a posto nella piega. Un' altra teoria vuole che i capelli dei giapponesi al vento non si “ scapicciano” !

Ci si ride su è anche questo un modo per passare il tempo nell' attesa che l' hospitalero apra l' albergue ( alle h 15.00 ).

All' ora fatidica ci si mette in fila per registrarsi e prendere posto per poter dormire, l' hospitalera è un pochino burbera e poco ospitale, un' ignorantona insomma che gli spagnoli conoscono e forse anche gli italiani, visto che sono andati tutti a Zubiri. Nostro malgrado il letto a Susi che non è ancora arrivata non ci viene assegnato perché l' ospitalera dice che deve vedere la persona, siamo colte di sorpresa , io prendo il posto, Gabriella decide di aspettare Susi, il rischio è che loro due restino senza dormire... ed allora a mali estremi, estremi rimedi e siccome una pellegrina napoletana dalle tasche riesce sempre a tirare fuori qualcosa, mi sciolgo i capelli e me li arruffo un po', mi faccio prestare una maglia che metto sopra la mia camicia e mi presento con Gabriella davanti all' SS hospitalera facendo finta di essere Susi Colombo e le do la credenziale di Susi con un fare maldestro … siamo imbarazzatissime, ci sentiamo scoperte, ma otteniamo il posto ed in spagnolo mi viene detto di prendere lo zaino e portarlo con me, il mio zaino l' ho già portato in camera, mi porto dietro un paio di scarponi ed il marsupio..... nel frattempo arriva con le sue bacchette da trekking tutta sudata e stanca Susi, la portiamo in maniera trafelata nella camera , gli hospitaleri marito e moglie ci tengono d' occhio forse hanno capito qualcosa? Non lo sapremo mai , di certo è che ci abbiamo riso tanto i giorni a seguire.

Larrasoana è un paesino discreto, piccolo e nostro malgrado scopriamo che non ha nemmeno un negozio per approvvigionarsi di provviste alimentari per il giorno dopo. Fermo un vecchietto spagnolo che mi dice che una volta alla settimana passa un camioncino che ha un po' di tutto e la gente del posto fa provvista....mi rendo conto che qui la gente vive per vivere e non per lavorare, uno stile di vita adeguato, lento senza competizioni. Se fossimo state nella realtà italiana gli ambulanti sarebbero spuntati come funghi!!!

La notte la passo in una camera con altre13 persone e il sonno sembra essere interrotto da un concerto grosso di un paio di russatori , siamo tutti svegli tranne chi russa e studiamo tutti i rumori possibili per farli smettere, ma senza risultati … alla fine con una risata generale, sfiniti ci addormentiamo , il cammino è anche questo: tolleranza e consapevolezza che non tutte le cose possiamo averle come vorremmo noi.