giovedì 16 luglio 2009

26/05/2009 ATAPUERCA - TARDAJOS

L'albergue ad Atapuerca era nuovo e confortevole, mi alzo riposata e finalmente il piede e la caviglia sempre gonfi non mi fanno più male, gli antibiotici da prendere per cinque giorni ogni otto ore stanno facendo effetto. Gherard in previsione di una tappa più breve parte in anticipo. Anche oggi fa freddo, c'è vento e l'unica nota positiva è che non piove, ma la giornata è autunnale.
Il percorso si snoda su un altopiano bellissimo, il fango rosso e le rocce sono il contorno di ciò che percorrerò oggi fino allo scollinamento della Sierra de Atapuerca dove in lontananza si può intravedere la città di Burgos. In cima al monte di valico noto una croce di legno con tanti sassi, alcuni di questi sono grandi per diametro e spessore, mi chiedo come li abbiano portati, se avranno usato dei trattori....e poco più in là tante pietre a formare dei cerchi come nei campi di grano....
Sono in compagnia di Aldo e Luca finalmente parlo un po' in italiano, raggiungiamo Gherard dolorante, gli chiedo se necessita d'aiuto, ma stringe i denti e mi fa segno che tutto è ok e che si fermerà a Burgos, la normale sofferenza del pellegrino con l'ottimizzazione del dolore: anticipare la tappa. Luca è un ragazzo lombardo giovane di 36 anni, Aldo è un baldo pensionato di Milano, ha 65 anni, mi sorprende il fatto che quest'ultimo ha uno zaino che pesa quindici chili ed appoggiato alle cinghie, ha anche un barometro e la bussola....
Anche a me mi è stata donata una bussola dalla mia amica Emanuela per non farmi perdere, Santiago è ad ovest e non sapendo dell'esistenza delle segnaletiche del cammino, me l'ha consegnata. Mia sorella, invece, nel sapere della mia partenza è rimasta senza parole come se le si fosse abbassata la voce di colpo, lei che non si zittisce nemmeno per un attimo.....sono riuscita a farla tacere!!!!!!
Luca per i postumi di una tendinite si attarda, proseguo con Aldo, arrivati a Burgos attraversiamo la città scorgendo le solite bellissime cicogne ed i loro nidi; la cattedrale anche qui è un cantiere a cielo aperto. Ci fermiamo ai giardini lungo la via cittadina a mangiare io un bocadillo, Aldo la sua mela con la cioccolata; ognuno ha il suo carburante!
Mentre “bivacchiamo”, in lontananza scorgiamo Luca, il vocione di Aldo riesce a sovrastare anche il traffico delle macchine rumorose e a farsi notare dal nostro pellegrino dolorante e man mano che si andrà avanti saremo un po' tutti doloranti, chi zoppica di qua chi di là, tutti a stringere i denti.......
Arriviamo tutti e tre all'albergue di Tardajos, molto spartano e qui incontriamo un po' di pellegrini in fila ed anche una signora brasiliana trasferitasi in Italia, qui a seguire il figlio che, nel frattempo, prepara una tesi sul cammino di Santiago, lo segue perché anche il ragazzo patisce una tendinite e quindi è lì per aiutarlo in caso di necessità. Scorgo anche due “turisti pellegrini”non so se inglesi o svedesi ( definisco così quelle persone che sono a qui per puro sfottò, per creare scompiglio e basta ) un po' rumorosi e che a prima vista e a pelle mi disturba il solo intravederli, una sensazione nuova e condivisa anche dai miei due compagni di viaggio.
La sistemazione nell'albergue è avvenuta in una camera con soli due letti a castello, così siamo io, Aldo, Luca ed Hannette una tedesca che vive a Majorca ed anche lei qui a fare il cammino a piccole tappe un po' per volta, i tedeschi, i francesi, gli italiani e gli spagnoli sono le comunità più numerose
Quello che mi colpisce di questa parte della Spagna ( partendo dalla regione Navarra, dalla Rioja e dalla Castilla y Leon ), è la terra rossa e quando piove viene giù a fiumi, soprattutto nei boschi attraversati sino ad ora.
Non so cosa mi porterà a percepire questo cammino, certo che di aspettative non bisogna averne tante, ma se ne hanno di attese , i problemi di ieri sono presenti anche oggi e forse la soluzione non è poi così lontana.
Ho il tempo di entrare a fare l'agognata doccia ristoratrice ed ecco che dall'Italia mi chiama il mio ex collega Paolo dalla mia ex azienda, ho con me il marsupio con il telefono ecco perché riesco a rispondere, sono velocissima nella conversazione ho il credito che sta ultimando le ultime energie …ma è comunque un piacere che chi ha condiviso con me questi anni lavorativi non mi abbia ancora dimenticata.
Il cammino è quello che facciamo dentro di noi per noi forse per trovare delle risposte che non vogliamo accettare, ma che sappiamo già...tutto il resto è la realtà che abbiamo lasciato e che ritroveremo inesorabile al nostro ritorno a quando affronteremo senza paura, senza vigliaccheria con forza che tutto passi, lasciando che tutto accada...
Finalmente si va a cena in un ristorante molto “pellegrino”, ormai non ci facciamo più caso, con noi si unisce una signora di Piacenza ( Piera ) che mi ricorda tanto la madre della mia amica Emanuela.
La signora Piera ci racconta che questo non è il primo cammino, ne ha fatti diversi, ma sente sempre ogni volta la necessità di ritornare, ogni volta è diverso il cammino che fa. Piera è seduta a capotavola, vicino a me, è una donna esile, minuta e molto dolce, il marito è rimasto a casa ad oziare nello smog della propria pigrizia, mi racconta. Di fronte mi ritrovo la tedesca Hannette che parla molto bene lo spagnolo, vive e lavora a Majorca, ha una figlia che studia. Mi parla delle opportunità di lavoro a sfruttare l'esperienza del cammino come guida e di valutare la possibilità di un cambiamento radicale....tra il dire ed fare c'è di mezzo il mare.
Ritorniamo nell'albergue dove Luca ci racconta due tappe del suo diario di viaggio, anche questa giornata è trascorsa con nuove immagini, nuove persone e nuove percezioni, in camera quando ritorna anche Hannette si spegne la luce e ci si immerge nel meritato riposo. Notte.

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